
Vedi anche le forchette-albero e tutti gli altri utensili "viventi" nel sito dello scultore Giovanni Scafuro
http://www.giovanniscafuro.it/ALBERI.htm
"LE CITAZIONI SONO PREDONI ARMATI CHE BALZANO FUORI D'IMPROVVISO PER DERUBARE IL PASSANTE DELLE SUE CONVINZIONI" W. BENJAMIN
Quale voce viene dal suono delle onde
Che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla
Ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.
Fernando Pessoa, Poesie scelte, Passigli 2006
That is no country for old men
Quello non è un paese per vecchi. I giovani
L'uno nelle braccia dell’altro, gli uccelli sugli alberi
- Quelle generazioni mortali – intenti al loro canto,
Le cascate ricche di salmoni, i mari gremiti di sgombri,
Pesce, carne, o volatile, per tutta l’estate non fanno che esaltare
Tutto ciò che è generato, che nasce, e che muore.
Presi da quella musica sensuale tutti trascurano
I monumenti dell’intelletto che non invecchia.
II.
Un uomo anziano non è che una cosa miserabile,
Una giacca stracciata su un bastone, a meno che
L’anima non batta le mani e canti, e canti più forte
Per ogni strappo nel suo abito mortale,
Né v’è altra scuola di canto se non lo studio
Dei monumenti della sua magnificenza
E per questo io ho veleggiato sui mari e sono giunto
Alla sacra città di Bisanzio.
III.
O saggi che state nel fuoco sacro di Dio
Come nel mosaico dorato di una parete,
Scendete dal sacro fuoco, discendete in una spirale,
E siate i maestri di canto della mia anima.
Consumate del tutto il mio cuore; malato di desiderio
E legato a un animale mortale,
Non sa quello che è; e accoglietemi
Nell’artificio dell’eternità.
IV.
Una volta fuori dalla natura non assumerò mai più
La mia forma corporea da una qualsiasi cosa naturale,
Ma una forma quale creano gli orefici greci
Di oro battuto e di sfoglia d’oro
Per tener desto un Imperatore sonnolento;
Oppure posato su un ramo dorato a cantare
Ai signori e alle dame di Bisanzio
Di ciò che è passato, o che , o che sarà.
XX Così quella torre provvidenziale assolse il suo profetico incarico e Psiche non indugiò, raggiunse il promontorio del Tenaro, prese con sé le monete e le ciambelle secondo le istruzioni ricevute, discese lungo la strada infernale, oltrepassò senza dir parola l’asinaio zoppo, diede al nocchiero la moneta per il traghetto, fu sorda al desiderio del morto che galleggiava, non si curò delle insidiose preghiere delle tessitrici, placò con la ciambella la rabbia spaventosa del cane e, infine, giunse alla dimora di Proserpina. Qui rifiutò il morbido sedile e il cibo squisito che l’ospite le offerse ma sedette umilmente ai suoi piedi si contentò di un pane scuro, poi riferì l’ambasciata di Venere. E senza indugio prese la scatola, in gran segreto riempita e sigillata, fece tacere le bocche latranti del cane con l’inganno della seconda ciambella, consegnò al nocchiero la moneta che le era rimasta e risalì dall’inferno con passo assai più leggero.
Ma dopo aver rivista e adorata questa candida luce, benché avesse fretta di portare a buon fine il suo mandato, fu assalita da un’imprudente curiosità: "Sono proprio una sciocca" si disse - "porto con me la divina bellezza e non ne prendo nemmeno un pocolino, non foss’altro per piacere di più al mio bellissimo amante" e, detto fatto, aprì la scatola.
( "Ecce" inquit" inepta ego divinae formonsitatis gerula, quae nec tantillum quidem indidem mihi delibo vel sic ili amatori meo formonso placitura")