martedì 17 novembre 2009

Antonia Pozzi

Tu lo vedi, sorella: io sono stanca,
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d'un cancello angusto
al limitare d'un immenso cortile;
come un vecchio pilastro
che per tutta la vita
sia stato diga all'irruente fuga
d'una folla rinchiusa.
Oh, le parole prigioniere
che battono battono
furiosamente
alla porta dell'anima
e la porta dell'anima
che a palmo a palmo
spietatamente
si chiude!
Ed ogni giorno il varco si stringe
ed ogni giorno l'assalto è più duro.
E l'ultimo giorno
-- io lo so --
l'ultimo giorno
quando un'unica lama di luce
pioverà dall'estremo spiraglio
dentro la tenebra,
allora sarà l'onda mostruosa,
l'urto tremendo,
l'urlo mortale
delle parole non nate
verso l'ultimo sogno di sole.
E poi,
dietro la porta per sempre chiusa,
sarà la notte intera,
la frescura,
il silenzio.
E poi,
con le labbra serrate,
con gli occhi aperti
sull'arcano cielo dell'ombra,
sarà
-- tu lo sai --
la pace.

Antonia Pozzi, La porta che si chiude



Vedi il sito www.oblique.it e il suo blog   http://luccone.splinder.com/

domenica 8 novembre 2009

Paolo Nori, Da dietro

 Paolo Nori, Da dietro 

Anche secondo me delle volte ha ragione, Ghirri, le cose viste da dietro delle volte son più interessanti che viste da davanti. Mi viene in mente San Petronio, a Bologna, che da dietro a me sembra meraviglioso. Dal davanti è incompiuto, e un po’ si vede, ma in un certo senso è anche compiuto, l’han messo un po’ a posto, dopotutto ha una facciata, anche se diversa da quella progettata in origine, da dietro è talmente incompiuto che è ancora più bello che se fosse finito, credo. Un disastro, porta i segni di un disastro, mi viene da dire, ed è bellissimo, vedere che tutto è finito lì, all’improvviso, sembra di vedere il fulmine che è arrivato, sembra di veder lo stupore di quelli che ci lavoravano, c’è tutta una storia, lì dietro, c’è tutto, in un certo senso, perché non c’è tutto, perché manca un sacco di roba, e allora c’è tutto.

Dal suo blog: www.paolonori.it

venerdì 6 novembre 2009

Fabio Pusterla, le parentesi

Fabio Pusterla,Concessione all'inverno, Casagrande edizioni

Le parentesi

L'erosione
cancellerà le Alpi, prima scavando le valli,
poi ripidi burroni, vuoti insanabili
che preludono al crollo, gorghi. Lo scricchiolio
sarà il segnale di fuga: questo il verdetto.
Rimarranno le pozze, i montaruzzi casuali,
le pause di riposo, i sassi rotolanti,
le caverne e le piante paludose.
Nel Nuovo Mondo rimarranno, cadute
principali e alberi sintattici, sperse
certezze e affermazioni,
le parentesi, gli incisi e le interiezioni:
le palafitte del domani.

 SULL'AUTORE  

Riflessioni sulla poesia (i margini) di Fabio Pusterla



mercoledì 4 novembre 2009

Manganelli sulla scuola

Giorgio Manganelli, Improvvisi per macchina da scrivere, Adelphi 2003


"Non v’è dubbio che la scuola sia sempre un luogo insieme familiare e non amato, un luogo di fatica e di ore parte noiose e parte ansiose. Si può rendere la scuola un luogo amabile, divertente, un luogo di indimenticabili gioie dell’intelligenza giovanile, quella intelligenza che, alacre e curiosa, comincia a vivere? Ne dubito; vi è qualcosa di innaturale nella scuola dell’ultimo secolo, che non mi pare emendabile: dal modo di reclutare gli insegnanti, dalle bizzarrie degli orari, che giustappongono matematica e letteratura, arte e chimica, costringendo l’intelligenza dell’allievo ad una disponibilità distratta, priva di passione e di coinvolgimento
drammatico.
Lo stesso insegnante, vagabondo di aula in aula, vincolato ad orari e scadenze che non sceglie, non potrà ritrovare dentro di sé quella condizione che sola consente di consegnare agli altri qualcosa che ci appartiene nel profondo.
Nella scuola si amministrano senza gioia materie di gioia ... E poi, i voti! Quel desiderio impuro e corrotto di essere approvati, accettati, giudicati buoni; è un vizio che ci porteremo dietro tutta la vita, e sempre o cautamente mendicheremo il “voto” di qualcuno ...
Che Pinocchio abbia ragione, lo sentiamo nelle nostre viscere; ma vivere non significa avere ragione; significa aver torto. Se la scuola delude, se la scuola copre di noia discorsi densi di inesauribile letizia dell’anima, forse questo appunto è il suo compito: avviare il giovinetto incauto e ruvidamente allegro alla delusione di esistere. Tutti gli errori che si accumulano nella scuola formano, quasi per caso, una grande e difficile esperienza, un percorso obbligato, un labirinto nel quale si entra drammaticamente intensi come solo un fanciullo può essere, per uscire oscuramente offesi, pronti alle ulteriori offese a venire. Del tempo della scuola resterà nella nostra vita un’intensa memoria di volti senza tempo, di “compagni” e “compagne” insieme lontanissimi e indimenticabili; e la lunga fatica della scuola sarà tutt’uno con la lunga fatica di vivere"