domenica 30 agosto 2009

Passeggiate 1 : Walser, Sebaste

Robert Walser, La passeggiata, Adelphi,

Un mattino, preso dal desiderio di fare una passeggiata, mi misi il cappello in testa, lasciai il mio scrittoio o stanza degli spiriti, e discesi in fretta le scale, diretto in strada. Sulle scale mi venne incontro una donna dall’aspetto di spagnola, di peruviana o di creola, che ostentava non so quale pallida e appassita
maestà.
Per quando mi riesce di ricordare, appena fui sulla strada soleggiata mi sentii in una disposizione d’animo avventurosa e romantica, che mi rese felice.
Il mondo mattutino che mi si stendeva innanzi mi appariva così bello come se lo vedessi per la prima volta.
Tutto ciò che scorgevo mi dava una piacevole impressione di affettuosità, di bontà, di gioventù.
In breve dimenticai che fino a poco prima, su nella mia stanzetta, ero rimasto ad almanaccare tetramente su un foglio bianco.
Mestizia, dolore e tutti i pensieri cupi erano come scomparsi, sebbene continuassi a percepire acutamente, dinanzi e dietro di me, una certa nota grave. (...)

Beppe Sebaste, La passeggiata, Manni 2009

Tutta questa astratta vicenda si svolse nel corso di una passeggiata mattutina.
Il vecchio scrittore camminava in una strada del suo quartiere di Parigi, in mano reggeva una borsa di plastica con dentro il pane, il giornale, forse dei libri, e dentro di sè rimuginava delle frasi al ritmo lento dei passi. Sopra la testa, appeso al cielo azzurro, un treno di nuvole bianche correva più forte del metrò, e quando il sole rispuntò al termine di quella corsa vaporosa, le frasi, combinatesi assieme, tratteggiavano quasi riconoscibile il profilo di una storia. (...)

venerdì 28 agosto 2009

Luce in Dante

Osip Mandelstam, Conversazioni su Dante, Il melangolo 1994


“...questa è la legge della materia poetica, materia che è convertibile e sempre in via di convertirsi, che esiste solo nello slancio dell’esecuzione”

“...le similitudini dantesche non sono mai descrittive, cioè puramente figurative. esse hanno sempre il concreto scopo di rendere l’immagine interna della struttura e della tensione… un istitnto di pellegrinaggio, di viaggio, di colonizzazione, di migrazione”

“Ogni parola è un fascio di significati, e un significato affiora da esso per irradiarsi in varie direzioni, senza mai convergerei in un solo punto ufficiale. pronunciando sole, noi compiamo una sorta di enorme tragitto a cui siamo talmente abituati che viaggiamo immersi nel sonno. la poesia si distingue dal linguaggio automatico proprio in quanto ci sveglia e ci riscuote nel bel mezzo della parola .questa risulta allora molto più lunga di quanto pensassimo, e ci rammentiamo che parlare significa essere sempre in cammino.


Vedi in Google Books:


Paolo Bollini, Dante visto dalla luna, Dedalo 1994




giovedì 27 agosto 2009

Fari


Il faro di Pierres Noires si trova in Bretagna nell’Arcipelago della Molène
( Regione del Finistère, Francia), fa parte della categoria inferno in quanto controlla un pericoloso punto di mare caratterizzato da forti correnti che rendono la navigazione molto difficile; viene quasi sempre raffigurato inghiottito da violente onde che arrivano a coprirlo quasi interamente. Pierres Noires fa parte insieme a molti altri della Strada dei Fari, percorso che parte da Brest e arriva fino all’Isola di Ouessant.


Il fotografo Jean Guichard ha fotografato molti fari con il mare forza 10: vedi il suo sito suggestivo.
http://www.jean-guichard.com/


mercoledì 26 agosto 2009

Mazzucco, sulla Schwarzenbach

Annamarie Schwarzenbach, La gabbia dei falconi, Rizzoli, 2006, traduzione e cura di Melania Mazzucco.

Dalla postfazione:
"Il falcone è addestrato a catturare la preda, ma anche a riconoscere il richiamo del padrone, e a tornare a posarsi sul suo braccio. Nella poesia persiana, l'immagine del falcone che torna sul braccio del cacciatore era divenuta anche una metafora sul ritorno dell'anima alla sua origine. Il falcone è un cacciatore, ma anche, in qualche modo, un prigioniero. E' libero, ma non può andare davvero lontano: la sua esistenza si realizza nel suo ritorno".

"Rielaborare incessantemente le proprie esperienze, provare a leggere la propria vicenda nel contesto della Storia, tentare di dare un significato alla propria vita, lasciare la propria impronta nella polvere del tempo, seppellire nella sabbia un coccio di ceramica o una moneta d'oro che un giorno qualcuno esumerà: alla fine, forse, è proprio questo il senso di ogni letteratura"

martedì 25 agosto 2009

Mazzucco, un giorno perfetto

Melania G. Mazzucco, Un giorno perfetto, Rizzoli 2005

Maja, tanto cerebrale e mistica, la mattina, con una diligenza ammirevole, appuntava i sogni notturni in un quaderno segreto che custodiva nel cassetto della biancheria; sulla copertina c'era scritto Libro dei sogni. Una volta, a tradimento, lui l'aveva letto. I sogni di Maja, solo raramente erotici e comunque di una banalità stupefacente, lo avevano annoiato. Però Maja sosteneva di avere avuto il dono di interpretare i sogni - da ragazza, prima di mettersi con lui - e Elio ci credeva, perchè no? Le donne trafficano con l'aldilà, hanno qualcosa a che fare con il futuro e con la morte.
(...)
Non credo di averti mai incontrata a Parigi. E' un sogno, gli ho spiegato. A che ti serve annotare i sogni? ha detto lui. Sono solo i detriti del giorno.

Intervista video a Melania Mazzucco, festa dell'unità, sett 09


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venerdì 21 agosto 2009

Il mare, sotto


Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse tra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conghiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l'acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s'odono le voci, ora lmentose, ora allegre.
Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d'essere un gabbiano, nè un delfino; mi accontenterei di essere uno scòrfano, ch'è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell'acqua.

Elsa Morante, L'isola di Arturo, Mondadori 1988