mercoledì 27 luglio 2011

Isidora

  
All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio d’una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d’arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori. A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città. Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.


(Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi 2000)

lunedì 18 luglio 2011

Giardino labirinto: a Borges


 (...) Una lampada illuminava la banchina, ma i volti dei ragazzi restavano nella zona d'ombra. Uno mi chiese:
"Lei va dal dottor Stephen Albert?". Senza aspettare che rispondessi, un altro disse:
" E' lontano di qui, ma lei non si perderà se prende questo sentiero a sinistra, e se poi volta a sinistra a ogni crocicchio ". Gettai loro una moneta (l'ultima), scesi qualche gradino di pietra e presi per il sentiero solitario. Questo, lentamente, scendeva. Era di terra battuta, in alto i rami si confondevano, la luna bassa e circolare sembrava accompagnarmi.
Per un istante, temei che Richard Madden avesse penetrato il mio disperato proposito. Ma subito compresi che non era possibile. Il consiglio di voltare sempre a sinistra mi rammentò che era questo il procedimento comune per scoprire la radura centrale di certi labirinti. M'intendo un poco di labirinti..

Jorge Luis Borges, "Il giardino dei sentieri che si biforcano", Tutte le opere, A. Mondadori Ed., Milano 1984, Vol. I°, pp. 688-702. Traduzione di Franco Lucentini.

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E’ stato inaugurato presso la Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, un giardino-labirinto composto da più di 3000 piante di bosso (Buxus sempervirens), ideato all’architetto Randoll Coate negli anni ’80 e ispirato ad un racconto di  Borges.  Un luogo contemplativo in memoria del grande poeta.
Il simbolico labirinto dove potersi smarrire era un’immagine cara a Borges, il quale amava profondamente Venezia. E Venezia oggi ricambia questo amore con un omaggio allo scrittore argentino, nel venticinquesimo anno dalla sua morte: il ‘Labirinto Borges’.
Si tratta di un ampio giardino di circa 2300 metri quadri, a formare un labirinto ispirato a Il giardino dei sentieri che si biforcano, uno dei racconti più particolari di Borges; le piante sono disposte in modo da riprodurre il nome del poeta, morto a Ginevra nel 1986, come se fosse scritto sulle pagine di un grande libro aperto.
Sotto le finestre della biblioteca della Fondazione Cini, nello spazio retrostante il Chiostro del Palladio e il Chiostro dei Cipressi, il visitatore avrà l’opportunità di girare, o meglio di ‘smarrirsi’, tra le siepi del giardino dove, a partire dal nome, riecheggia uno dei più grandi geni letterari del Novecento.
Gli ospiti percorreranno in tutto 1150 metri circa, che si presentano come un libro aperto, cosparso di oggetti che alludono a simboli cari a Borges: un bastone, gli specchi, la clessidra, la sabbia, la tigre, e un enorme punto di domanda.
 QUI IL VIDEO

giovedì 14 luglio 2011

Italo Calvino, Sprechi, passioni

Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l'ammetteva: cioè che fosse anche passione.
Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di bouganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in doveri e ne viveva. 
Ma ciò che muoveva mio padre ogni mattina su per la strada di San Giovanni - e me giù per la mia via - più che dovere di proprietario operoso, disinteresse d'innovatore di metodi agricoli, - e per me, più che le definizioni di doveri che via via mi sarei imposto -, era passione feroce, dolore a esistere - cosa se non questo poteva spingere lui a arrampicarsi per i gerbidi e i boschi e me a addentrarmi in un labirinto di muri e carta scritta? - confronto disperato con ciò che resta fuori di noi, spreco di sé opposto allo spreco generale del mondo. 

Italo Calvino, La strada di S. Giovanni,  Adelphiana 1971