(...) Una lampada illuminava la banchina, ma i volti dei ragazzi restavano nella zona d'ombra. Uno mi chiese:
"Lei va dal dottor Stephen Albert?". Senza aspettare che rispondessi, un altro disse:
" E' lontano di qui, ma lei non si perderà se prende questo sentiero a sinistra, e se poi volta a sinistra a ogni crocicchio ". Gettai loro una moneta (l'ultima), scesi qualche gradino di pietra e presi per il sentiero solitario. Questo, lentamente, scendeva. Era di terra battuta, in alto i rami si confondevano, la luna bassa e circolare sembrava accompagnarmi.
Per un istante, temei che Richard Madden avesse penetrato il mio disperato proposito. Ma subito compresi che non era possibile. Il consiglio di voltare sempre a sinistra mi rammentò che era questo il procedimento comune per scoprire la radura centrale di certi labirinti. M'intendo un poco di labirinti..
"Lei va dal dottor Stephen Albert?". Senza aspettare che rispondessi, un altro disse:
" E' lontano di qui, ma lei non si perderà se prende questo sentiero a sinistra, e se poi volta a sinistra a ogni crocicchio ". Gettai loro una moneta (l'ultima), scesi qualche gradino di pietra e presi per il sentiero solitario. Questo, lentamente, scendeva. Era di terra battuta, in alto i rami si confondevano, la luna bassa e circolare sembrava accompagnarmi.
Per un istante, temei che Richard Madden avesse penetrato il mio disperato proposito. Ma subito compresi che non era possibile. Il consiglio di voltare sempre a sinistra mi rammentò che era questo il procedimento comune per scoprire la radura centrale di certi labirinti. M'intendo un poco di labirinti..
Jorge Luis Borges, "Il giardino dei sentieri che si biforcano", Tutte le opere, A. Mondadori Ed., Milano 1984, Vol. I°, pp. 688-702. Traduzione di Franco Lucentini.
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E’ stato inaugurato presso la Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, un giardino-labirinto composto da più di 3000 piante di bosso (Buxus sempervirens), ideato all’architetto Randoll Coate negli anni ’80 e ispirato ad un racconto di Borges. Un luogo contemplativo in memoria del grande poeta.
Il simbolico labirinto dove potersi smarrire era un’immagine cara a Borges, il quale amava profondamente Venezia. E Venezia oggi ricambia questo amore con un omaggio allo scrittore argentino, nel venticinquesimo anno dalla sua morte: il ‘Labirinto Borges’.
Si tratta di un ampio giardino di circa 2300 metri quadri, a formare un labirinto ispirato a Il giardino dei sentieri che si biforcano, uno dei racconti più particolari di Borges; le piante sono disposte in modo da riprodurre il nome del poeta, morto a Ginevra nel 1986, come se fosse scritto sulle pagine di un grande libro aperto.
Sotto le finestre della biblioteca della Fondazione Cini, nello spazio retrostante il Chiostro del Palladio e il Chiostro dei Cipressi, il visitatore avrà l’opportunità di girare, o meglio di ‘smarrirsi’, tra le siepi del giardino dove, a partire dal nome, riecheggia uno dei più grandi geni letterari del Novecento.
Gli ospiti percorreranno in tutto 1150 metri circa, che si presentano come un libro aperto, cosparso di oggetti che alludono a simboli cari a Borges: un bastone, gli specchi, la clessidra, la sabbia, la tigre, e un enorme punto di domanda.
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