martedì 23 dicembre 2014

Un libro è

"Succede alle volte di vivere anni e anni senza accorgersi di avere sottomano un libro dove tutta quanta la tua vita è descritta dall'a fino alla zeta. E quel che prima non sospettavi nemmeno dei fatti tuoi, appena cominci a leggere là dentro, a poco a poco ti viene in mente, e tu vedi, sbrogli, capisci. E finalmente, ecco un altro motivo del piacere che ho provato: [...] tu la leggi, e ti pare di averla scritta tu stesso, come se, poniamo, l'autore avesse preso il mio cuore così come sta, e l'avesse tirato fuori, frugato e sminuzzato, come fosse il suo! [...] Io sento precisamente così, proprio com'è stampato, e certe volte mi sono trovato nelle stesse congiunture [...].È una cosa viva. Una cosa che io stesso ho visto, che mi sta vicina... [...] È una cosa di tutti insomma, che può succedere anche a voi e a me."


 (Fedor Dostoevskij – Povera gente)

martedì 18 novembre 2014

Nelle vastissime notti

Nelle vastissime notti

io sento

il rumore dell’ossatura delle cose,

gli alberi che battono sulle strade.

La terra tesa con spasimo

che potrebbe schiantarsi



come il ghiaccio di un lago.


Io debbo reagire


per non farmi sovrastare


dal rumore del mio corpo,

per non farmi tendere come la pelle della terra.


Cerco di spezzare quelle corde

che stirano ogni cosa.


Paolo Volponi

venerdì 7 novembre 2014

Tempo


La notte della vita è infinitamente lunga 

e incredibilmente breve.

(Jack Kerouac)



Alice: Per quanto tempo è per sempre? 


Bianconiglio: A volte, solo un secondo.





(Lewis Carroll)

domenica 2 novembre 2014

Le voci di dentro

ALBERTO E questo dicevamo con donna Rosa, don Pasqua', dormire è diventato un lusso. Le agitazioni sono troppe, è vero don Pasqua'?... 'A capa ncopp' 'o cuscino volle... Chello che sta 'a dinto, 'a notte iesce fora...
PASQUALE (che comincia a trovare incomprensibile il parlare di Alberto) A me, nun esce 'a fore niente. Ho la coscienza tranquilla e se non dormo è perché... Chi 'o ssape pecché?
ALBERTO Pecché 'e muorte so' assaie. So cchiù 'e muorte ca 'e vive.
PASQUALE Lo credo. N'è morta gente, da quando è nato il mondo.
ALBERTO Ma vuie, 'e quale muorte parlate?
PASQUALE (superficiale) 'E muorte... 'A ggente che more pecché ha da muri'.
ALBERTO Ah, ecco! Vuie parlate 'e chille ca mòreno c' 'a morte... Quelli sì. Quelli si mettono in santa pace e danno pace pure a noi. Ma chille c' 'avevan' 'a campa' ancora e che, invece, moreno per volontà di un loro simile, no. Quelli non se ne vanno... Restano. Restano con noi. Vicino a noi... Attuorno a nuie!.. Restano dint' 'e ssegge... dint' 'e mobile... 'A notte sentite: «Ta...» È nu muorto ca s'è mmiso dint' 'o llignamme 'e nu mobile. Na porta s'arape? L'ha aperta nu muorto. Sott' 'o cuscino... dint' 'e vestite... sott' 'a tavula... Chilli muorte là restano... Nun se ne vanno. E strilleno comme ponno strilla'. Perciò nun putimmo durmi' 'a notte, don Pasqua'.


Eduardo De Filippo, Le voci di dentro, atto primo

venerdì 31 ottobre 2014

Fantasmi



Il fantasma non è il morto,

 ma la persistenza in negativo del 


vivere".


                 Giorgio Manganelli, Angosce di stile, Rizzoli 1981".

domenica 19 ottobre 2014

Fantasmi

   [...]Parlare con i morti, incontrare fantasmi, è ciò che accomuna l’esercizio della filosofia e della letteratura fin delle origini
Per dirlo in una frase, una frase che compendi in un comune avvenire gli spettri di Derrida e i miei, né Ulisse né Dante, né Amleto, né Shakespare, né Marx, né Jacques Derrida, sarebbero stati capaci di ritornare a casa, se prima non avessero parlato con dei fantasmi. 
Né Enea, l’eroe della nostalgia irrimediabile e senza ritorno, sarebbe stato capace di reinventarsela. [...]

(Beppe Sebaste, dal suo blog,  in un intervento su Derrida)

giovedì 9 ottobre 2014

lunedì 8 settembre 2014

Scatole

Dei traslochi – che in generale destabilizzano la vita – amo l’illusione che la nostra vita passata possa essere suddivisa per scatole. L’idea che tutto quello che è stato possa di colpo essere riorganizzato, catalogato. Amo, in fondo, l’idea che durante un trasloco ci si possa illudere di pacificare il caos del nostro passato. E di conseguenza l’idea che pacificando il caos del passato ci si possa assicurare anche un futuro più amichevole. Per questo quando infilo le cose nelle scatole mi sento disciplinato e alleggerito. Alla fine, scrivo una parola su ogni scatola (“Scarpe”, “Cose cucina”, “Bagno 1” etc), conto in quante scatole sta la mia vita, e il conteggio mi rassicura.

 (Andrea Bajani racconta come è nato "La vita non è in ordine alfabetico")

CONTINUA QUI

ww.hounlibrointesta.it/2014/02/21/andrea-bajani-racconta-la-vita-non-e-in-ordine-alfabetico/


mercoledì 20 agosto 2014

Beckett, Neither

Neither libretto per la musica di Morton Feldman di Samuel Beckett 

Né – uno – né – l’altro 
avanti indietro nell’ombra dall’ombra interna a quella esterna dall’io impenetrabile all’impenetrabile non – io tramite né – uno – né – l’altro come tra due rifugi illuminati le cui porte una volta stavano dolcemente vicine, una volta distolte dal separarsi ancora dolcemente chiamato e richiamato e rispedito via incurante del cammino, intento a questo bagliore o all’altro inavvertito rumore di passi unico suono poi finalmente fermo davvero, davvero assente da sé e dall’altro allora nessun suono allora dolcemente la luce imperitura su quell’inavvertito né – uno – né – l’altro dimora indicibile

domenica 17 agosto 2014

Mark Strand, Quasi invisibile

Notturno del poeta che amava la luna
Mi sono stancato della luna, stancato di quell’aria attonita, del ghiaccio azzurro del suo sguardo, dei suoi arrivi e delle sue partenze, del modo in cui avviluppa amanti e solitari sotto le sue ali invisibili, senza saperli distinguere. Mi sono stancato di così tante cose che un tempo mi incantavano, sono stanco di guardare l’ombra delle nuvole passare sull’erba illuminata dal sole, di vedere i cigni che scorrono avanti e indietro sul lago, di scrutare nel buio, sperando di trovare l’immagine di un sé ancora non nato. Lasciamo che la semplicità penetri l’occhio, semplicità come un tavolo su cui non è apparecchiato niente, come un tavolo che ancora non è nemmeno un tavolo.

Nocturne of the Poet Who Loved the Moon
I have grown tired of the moon, tired of its look of astonishment, the blue ice of its gaze, its arrivals and departures, of the way it gathers lovers and loners under its invisible wings, failing to distinguish between them.
I have grown tired of so much that used to entrance me, tired of watching cloud shadows pass over sunlit grass, of seeing swans glide back and forth across the lake, of peering into the dark, hoping to find an image of a self as yet unborn. Let plainness enter the eye, plainness like a table on which nothing is set, like a table that is not yet even a table.

(Traduzione di Damiano Abeni, dalla raccolta Quasi invisibile, Mondadori 2014)

sabato 16 agosto 2014

Case-volti

«Mi rimangono le case in cui sono stato felice, dove ho assistito alla bellezza, alla bontà, dove ho vissuto pienamente. Guardo la fisionomia delle abitazioni come se fossero volti, torno a esse con l’immaginazione, salgo scale, apro porte e contemplo quadri. Non so se gli uomini siano troppo ingrati con le case, o se la mia gratitudine nei loro confronti sia una forma di nevrosi. 
Il fatto è che amo i luoghi dove ho incontrato un minuto di pace, non li dimentico mai, li porto con me e conosco la loro essenza intima, il mistero ansioso di rivelarsi che abita in ogni parete. 
Sono certo che le case cerchino di parlare, di farsi amare, e a volte mi spiego i fantasmi: come non ritornare dalla morte, a visitare le case amate? Io sarò un fantasma infaticabile».
Julio Cortàzar

domenica 6 luglio 2014

Fortini, E questo è il sonno

E questo è il sonno, edera nera, nostra
Corona: presto saremo beati
In una madre inesistente, schiuse
Nel buio le labbra sfinite, sepolti.
E quel che odi poi, non sai se ascolti
Da vie di neve in fuga un canto o un vento,
O è in te e dilaga e parla la sorgente
Cupa tua, l’onda vaga tua del niente.
                                       (Franco Fortini,  “Foglio di via”)

martedì 13 maggio 2014

martedì 15 aprile 2014

manca sempre


"... manca sempre una cosa, un bicchiere, 
una brezza, una frase/ e la vita duole quanto
più la si gode e quanto più la si inventa" 



(Fernando Pessoa, Una sola moltitudineAdelphi)

venerdì 4 aprile 2014

Una mandorla



Cerca la mandorla in tasca, la guarda in mezzo al palmo, compatta, è una conchiglia con due valve sigillate. 
Cerca a tentoni un sasso, lo raccoglie e comincia a bussare piano al guscio. Il rumore da secco passa a grave, segno che si schiude. 
Arriva il cedimento, si è aperta la breccia, liberato il frutto della mandorla piovuta. 
Prima di infilarla in bocca la solleva in alto e le dà un bacio. L’accoglie come un’ostia sulla lingua, si mette a succhiarla. Vita, come ne basta poca a fare la felicità completa

Erri De Luca, Storia di Irene, Feltrinelli 2013

lunedì 17 marzo 2014

Memorie

“Nel corso della nostra vita, noi diventiamo tante persone differenti, ed è proprio questo a rendere così strani i libri di memorie. Una persona, l’ultima, si sforza di unificare tutti i personaggi differenti”

                                  ( François Truffaut, in una lettera all'amico Robert Lachenay)

mercoledì 26 febbraio 2014

Foca canora


FOCA CANORA- o PESCE PRECETTORE?   (stampa conservata alla bibliotheque di francia)

giovedì 13 febbraio 2014

Virginia Woolf "AZZURRO E VERDE"

VERDE 

Le puntute dita di vetro pendono all'ingiù.
Scivola la luce lungo il vetro, e sgocciola una pozza di verde.
Per tutto il giorno le dieci dita del lampadario sgocciolano verde sopra il marmo.
Anche le penne dei parrocchetti - le loro aspre strida lame affilate di palmizi: verdi; verdi aghi scintillanti al sole.
Ma il duro vetro continua a sgocciolare sul marmo; le pozze si librano sopra la sabbia del deserto; in mezzo si acquattano i cammelli; le pozze si fermano sul marmo; orlate di giunchi; intasate di alghe; qua e là un bocciolo bianco; un tonfo di rana; la notte le stelle vi brillano ininterrotte.
Viene la sera, e l'ombra spazza il verde sopra la mensola; increspata superficie d'oceano.
Nessuna nave arriva; vane le onde fluttuano sotto il cielo vuoto.
E' notte; gli aghi sgocciolano chiazze di azzurro.
Il verde è cancellato


AZZURRO 

Il mostro dal naso camuso viene a galla e sprizza dalle narici schiacciate due colonne di acqua, che, bianco-ardente nel centro, si sfrangiano in spruzzi di perle azzurre.
Pennellate di azzurro segnano la nera incerata della sua pellaccia.
Versando acqua da bocca e narici affonda, gravido d'acqua, e l'azzurro si richiude sopra di lui coprendo i ciottoli levigati dei suoi occhi.
Sbattuto sulla spiaggia egli giace, tronco, ottuso, perdendo aride scaglie azzurre.
Il loro azzurro metallico macchia il ferro arrugginito della spiaggia.
Azzurre sono le costole della barchetta naufragata.
Un'onda rotola sotto le campanule azzurre.
Ma la cattedrale è diversa, fredda, greve d'incensi, di un azzurro sbiadito di veli di madonne.
 
(V. Woolf, Tutti i racconti)

domenica 19 gennaio 2014

Imparare

Se mi insegni io lo  imparo
Se mi parli, mi è più chiaro
Se lo fai, mi entra in testa, 
Se con me tu impari, resta. 

Bruno Tognolini

mercoledì 15 gennaio 2014

A S.Gallo sul sonno

(--------------)
Ora - Sancte Galle -
per terrazzi di sogni e soprassogni
non sempre soleggiati
ma non sempre piovosi e sdrucciolevoli
e pur sempre di nevi consapevoli
a te salgo talvolta
a te che il minimo e birichino
sonno concedi ai bambini incattiviti, ai neonati bisbetici,
che poi per tua grazia chinano il capo sul
collo della madre e sorridono
al sorriso di lei, ciascuno
come dentro la propria Ecloga Quarta,
come nel presentimento
di ogni più strabiliantissimo
e rasserenantissimo evento

S.G.: Sia il sonno in cui tu mi recuperi
delicato impossibile elegante
come l'attuale tuo modo di esistere.

(Andrea Zanzotto, Idioma)

sabato 11 gennaio 2014

Collezione

Collezione s.f. (lat. collectionem da colligere, raccogliere) 


"Il motivo più profondo del collezionista può essere forse
 così circoscritto: egli intraprende una lotta contro la dispersione. Il grande collezionista originariamente è colpitodalla confusione dalla frammentarietà in cui versano le cose di questo mondo (...) 

Il collezionista riunisce ciò che è affine:in tl modo può riuscirgli di dare ammaestramenti sulle cose in virtù o della loro affinità o della loro successione nel tempo."

Walter Benjamin
www.collezionemaramotti.org

Reggio Emilia

venerdì 10 gennaio 2014

Insieme

Nel latino dell’età postaugustea ― la prima testimonianza che se ne ha è nelle opere del poeta P. Papinio Stazio (circa 45-96 d.C.) ― si forma la parola insimul, talvolta insemel, col significato di “allo stesso tempo”, “tutto in una volta”. Essa sottintende vicinanza di tempo e di luogo, contiguità di esistenza. La parola si afferma e rimane, e trapassa, attraverso il latino medievale, in varie forme della lingua volgare, il nascente italiano, fino a comparire nel Duecento.  (Antonio Sparzani)

«Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ‘nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri» 

(Dante, Inferno V)


domenica 5 gennaio 2014

This will be (an everlasting love)




This will be an everlasting love
This will be the one I've waited for
This will be the first time anyone has loved me

I'm so glad you found me in time
And I'm so glad that you rectified my mind
This will be an everlasting love for me


venerdì 3 gennaio 2014

Querencia

 Come fa notare Sarbin (1983) ci sono delle qualità metaforiche che le persone assegnano ai luoghi, difficilmente comunicabili attraverso il linguaggio quotidiano, che esprimono una sorta di "amore del luogo".

  La lingua spagnola ha un termine, querencia, per indicare l'inclinazione a ritrovare i luoghi in cui si è cresciuti o a cercare specifiche nicchie in cui ci si sente sicuri e a proprio agio. 

"Ogni spazio veramente abitato 
reca l'essenza della nozione di casa" (Gaston Bachelard)