mercoledì 18 luglio 2012

Lu guarracino





Lu Guarracino che gghìeva pe' mmare
teneva voglia de se 'nsurare.
Se mettette nu bello vestito

de scarde e de spine, pulito pulito.
Cu 'na parrucca tutta ncrifata

de ziarelle mbrasciulate,
cu lu sciabòscuollo e purzine
de ponta angrese fine fine
Cu lì cazune de rezze de funno,

scarpe e cazette de pelle de tunno
e sciammeria e sciammerino
d'aleghe e pile de voje marine,
cu buttune e buttunere
d'uocchi de purpesecce e fere,
fibbie, spata e schiocche 'ndurate
de niro de seccia e fele d'achiata,
'ddoie belle cateniglie
de premmone de cunchiglie,
'nu cappiello aggallunato
de codarini d'aluzze salate.
Tutto pòsema e steratiello

jeva facenno lu sbafantiello
gerava da 'cca e da là 
la 'nnammurata pe se truvà.
.....


Il guarracino che andava per mare
aveva voglia di sposare. 
Si mise un bel vestito
di squame e di spine, pulito pulito.
Con 'na parrucca tutta farciata
 di nastrine arrotolate,
con lo jabot, scollo e polsino
 di punto inglese, fino fino. 
Con i calzoni di reti di fondo,  
scarpe e calze di pelle di tonno
 e mantella e mantellino
di alghe e peli di bue marino, 

con bottoni e bottoniere
di occhi di polipi, seppie e fere,

fibbie, spada e fiocchi dorati
di nero di seppia e fette d'occhiata, 
due belle catene di polmoni di conchiglie,
un cappello gallonato
di codini di alucce salate,
Tutto schizzinoso e ben stirato 
faceva il damerino, girava quà e là
 la fidanzata per trova'. 


La storia della canzone:
 http://www.hitparadeitalia.it/schede/g/guarracino.htm.
Il testo è ricchissimo di invenzioni e di onomatopee, paragonabile alle filastrocche di L. Carroll.

"La Bavosa pisse pisse (sottovoce!)
grasso e tondo  (chiaro chiaro) glielo disse" 

mercoledì 4 luglio 2012

Persone

Tra le cose essenziali che si preparano dentro di noi vi sono gli incontri rinviati. Può trattarsi di luoghi e di uomini, di quadri come di libri. 
(...)  Vi sono persone di cui mi piace sentir parlare, e allora ascolto quanto più è possibile e con tale avidità che si potrebbe quasi pensare che in fondo so di loro più di quanto ne sappiano esse stesse - ma evito di guardare una loro fotografia e mi sottraggo a ogni raffigurazione visiva, come se un divieto particolare e legittimo impedisse di conoscere la loro faccia. 
Vi sono anche persone che mi incontrano per anni sul medesimo percorso, che mi danno motivo di riflettere e mi appaiono come enigmi di cui sono chiamato a trovare la soluzione, e tuttavia io non rivolgo loro la parola, proseguo in silenzio per la mia strada, come esse fanno con me, e tutt'e due ci scambiamo sguardi interrogativi, tutt'e due teniamo le labbra ben chiuse: io penso a quello che sarà il nostro primo colloquio e mi eccito all'idea di tutte le cose inaspettate che scoprirò allora. 
E infine vi sono persone che amo da anni senza che esse possano averne il minimo sospetto, e intanto io divento sempre più vecchio, e ormai deve apparire come un'assurda illusione l'idea che io glielo dica mai, sebbene io viva sempre nell'attesa di questo momento stupendo. Senza questo minuzioso prepararmi al futuro non sarei capace di vivere, e per me, se mi studio attentamente, questi preparativi non sono meno importanti delle improvvise sorprese che arrivano come dal nulla e lasciano senza parola. 

Elias Canetti, Il gioco degli occhi - storia di una vita (1931-1937), Adelphi editori, Milano, 1985.

domenica 1 luglio 2012

Barthes, sapere-insegnare

"Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un’altra in cui si insegna ciò che non si sa; questo si chiama cercare
Ora è forse l’età di un’altra esperienza; quella di disimparare, di lasciare lavorare l’imprevedibile rimaneggiamento che l’oblio impone….Questa esperienza ha, credo un nome illustre………Sapientia: nessun potere, un po’ di sapere, un po’ di saggezza, e quanto più sapore possibile”. 

Roland Barthes, Lezione inaugurale, Einaudi