venerdì 28 novembre 2008

Ferroni, la condizione postuma della letteratura

Giulio Ferroni, Dopo la fine. Sulla condizione postuma della letteratura, Torino, Einaudi, 1996
Nei modi più diversi l'atto dello scrivere ha rinviato a una vita futura, a un agire e persistere "dopo", quando sarebbero per sempre venuti meno il corpo, la mano el a mente dello scriba; e all'inverso nell'atto del leggere si è riconosciuto un guardare da "dopo", un modo di riappropriarsi di tracce fisiche di realtà consumate, di sentire vivo un passato morto.
Il celebre mito del Fedro di Platone sull'invenzione della scrittura (che non a caso è stato al centro dell'acuminata e decentrante riflessione di Jacques Derrida) fa avvertire tutta la contradditorietà di questo essere "postumo" delle parole scritte, rispetto a una concezione della conoscenza e della verità come presenza, trasparenza, memoria viva e animata...

domenica 23 novembre 2008

Domenico Gnoli, Mise en plis


Domenico Gnoli (Roma 3/5/1933, New York 1969)

Mise en plis, 1964
Tempera e sabbia su tela, 125x125, Collezione Gori

sabato 15 novembre 2008

Pizzuto, Erice

Antonio Pizzuto, Testamento, Il Saggiatore, 1969


Erice, odoranti di salvia i suoi paradisi, ingiù dallo scosceso il mare cresputo immobile, terse come stoviglie le strade spirali ingressi e imposte chiusi, laddentro cortili dove minuscole lune l’acqua nei profondissimi pozzi in echi, ben scarsa entro cisterna simmetrica, framezzo qualche albero, mura mura convolvoli, secondari usci su candida viuzza tra verdi persiane opposti a quelli maestri. Pendevano da imbiancato soffitto a travi, per famiglie, grappoli mori nilo aurei impergolando, in capestro oblunghi formaggi, api buridane intorno, moscerini pulviscolosi.

sabato 1 novembre 2008

Tiziana Verde, Il cesto di pomodori

Tiziana Verde, Il cesto di pomodori

(...)
Nei giorni in cui la tramontana soffiava forte da far volare le tegole, incontrandoci per strada, il prof. Armano ci faceva salire sulla cinquecento azzurra e ci accompagnava fino a scuola.
Prima di entrare, andavamo insieme a guardare un tratto di campagna abbandonata. Il vento faceva i colori nitidi, più concatenati, quasi mostrassero all’improvviso la grana di cui era tessuto il celeste dell’aria.
Restavamo lì a tremare, non di freddo soltanto, ma di una commozione che sempre ci prendeva quando osservavamo qualcosa insieme a lui e ne avevamo, all’improvviso, rivelazione di bellezza. Ci assaliva allora rimpianto di non averla guardata mai con attenzione e gratitudine per quegli occhi nuovi, che lui ci piantava dentro con poche accorte parole, con l’intesa di un silenzio.
(...)
Due giorni dopo, era in cortile, un uomo gli ordinò di seguirlo. Ebbe il tempo di vedere sua madre che arrivava dalla strada di fronte a portargli i pomodori raccolti. La sentì tremare nei panni scuri, col cesto troppo pesante…Allora lei capì che non voleva essere visto mentre andava a morire, così fingendo di non aver indovinato, disse: - Te ne lascio anche per questo tuo amico -
L’uomo aveva già eseguito altri incarichi senza esitazioni e senza mai commuoversi, ma anche a sua madre, forse un giorno, sarebbe capitato di dover recitare la stessa scena. Così, lentamente, scelse un pomodoro a forma di cuore e disse:
- Sono belli, vi ringrazio - lo disse abbassando la voce, con rispetto, perché in quei nostri paesi potevi calpestare tutto, ma certe cose erano sacrosante e una madre è una madre, annulla qualsiasi differenza.
Per un attimo, davanti a quella immagine, si rividero entrambi ragazzi, poi l’uccisore si ricordò perché era lì e disse: - Andiamo -.
Il professor Armano guardò la figurina dentro i panni neri, svuotati, pronunciò un - torno stasera - e si avviò.
Per gli anni che le rimasero da vivere, lei continuò a passare il crepuscolo affacciata alla finestra con la folle speranza che una crepa del tempo o un Dio meno sordo, con più senso della vergogna, potesse far mantenere a suo figlio la promessa.
(...)
Stanotte, il prof. Armano è venuto a trovarmi, portava la giacca sciupata di sempre, i capelli appena un po’ più grigi
- Non vuoi sapere perché è successo? -
- No - mi sono affrettata a rispondergli - ci sono già stati troppi giorni riempiti di fatti e io, invece, volevo raccontare una storia -
- E dove sta la differenza? -
- Nei chiaroscuri - dico - le storie, l’ombra non la cancellano -
(...)

Leggi il bellissimo racconto nella sua interezza in
http://www.nazioneindiana.com/2006/10/28/il-cesto-di-pomodori/

Su e di Tiziana Verde:
http://www.nazioneindiana.com/tag/tiziana-verde/

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