sabato 1 novembre 2008

Tiziana Verde, Il cesto di pomodori

Tiziana Verde, Il cesto di pomodori

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Nei giorni in cui la tramontana soffiava forte da far volare le tegole, incontrandoci per strada, il prof. Armano ci faceva salire sulla cinquecento azzurra e ci accompagnava fino a scuola.
Prima di entrare, andavamo insieme a guardare un tratto di campagna abbandonata. Il vento faceva i colori nitidi, più concatenati, quasi mostrassero all’improvviso la grana di cui era tessuto il celeste dell’aria.
Restavamo lì a tremare, non di freddo soltanto, ma di una commozione che sempre ci prendeva quando osservavamo qualcosa insieme a lui e ne avevamo, all’improvviso, rivelazione di bellezza. Ci assaliva allora rimpianto di non averla guardata mai con attenzione e gratitudine per quegli occhi nuovi, che lui ci piantava dentro con poche accorte parole, con l’intesa di un silenzio.
(...)
Due giorni dopo, era in cortile, un uomo gli ordinò di seguirlo. Ebbe il tempo di vedere sua madre che arrivava dalla strada di fronte a portargli i pomodori raccolti. La sentì tremare nei panni scuri, col cesto troppo pesante…Allora lei capì che non voleva essere visto mentre andava a morire, così fingendo di non aver indovinato, disse: - Te ne lascio anche per questo tuo amico -
L’uomo aveva già eseguito altri incarichi senza esitazioni e senza mai commuoversi, ma anche a sua madre, forse un giorno, sarebbe capitato di dover recitare la stessa scena. Così, lentamente, scelse un pomodoro a forma di cuore e disse:
- Sono belli, vi ringrazio - lo disse abbassando la voce, con rispetto, perché in quei nostri paesi potevi calpestare tutto, ma certe cose erano sacrosante e una madre è una madre, annulla qualsiasi differenza.
Per un attimo, davanti a quella immagine, si rividero entrambi ragazzi, poi l’uccisore si ricordò perché era lì e disse: - Andiamo -.
Il professor Armano guardò la figurina dentro i panni neri, svuotati, pronunciò un - torno stasera - e si avviò.
Per gli anni che le rimasero da vivere, lei continuò a passare il crepuscolo affacciata alla finestra con la folle speranza che una crepa del tempo o un Dio meno sordo, con più senso della vergogna, potesse far mantenere a suo figlio la promessa.
(...)
Stanotte, il prof. Armano è venuto a trovarmi, portava la giacca sciupata di sempre, i capelli appena un po’ più grigi
- Non vuoi sapere perché è successo? -
- No - mi sono affrettata a rispondergli - ci sono già stati troppi giorni riempiti di fatti e io, invece, volevo raccontare una storia -
- E dove sta la differenza? -
- Nei chiaroscuri - dico - le storie, l’ombra non la cancellano -
(...)

Leggi il bellissimo racconto nella sua interezza in
http://www.nazioneindiana.com/2006/10/28/il-cesto-di-pomodori/

Su e di Tiziana Verde:
http://www.nazioneindiana.com/tag/tiziana-verde/

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