Annamarie Schwarzenbach, La gabbia dei falconi, Rizzoli, 2006, traduzione e cura di Melania Mazzucco.
Dalla postfazione:
"Il falcone è addestrato a catturare la preda, ma anche a riconoscere il richiamo del padrone, e a tornare a posarsi sul suo braccio. Nella poesia persiana, l'immagine del falcone che torna sul braccio del cacciatore era divenuta anche una metafora sul ritorno dell'anima alla sua origine. Il falcone è un cacciatore, ma anche, in qualche modo, un prigioniero. E' libero, ma non può andare davvero lontano: la sua esistenza si realizza nel suo ritorno".
"Rielaborare incessantemente le proprie esperienze, provare a leggere la propria vicenda nel contesto della Storia, tentare di dare un significato alla propria vita, lasciare la propria impronta nella polvere del tempo, seppellire nella sabbia un coccio di ceramica o una moneta d'oro che un giorno qualcuno esumerà: alla fine, forse, è proprio questo il senso di ogni letteratura"