domenica 14 marzo 2010

Antonio Prete, tradurre, addii

Antonio Prete, Trattato della lontananza, Bollati, 2008

La prossimità del mare a colui che dice addio sta nella comunanza di uno spaesamento, di una non appartenenza.
Il mare non ha pace. Come le nuvole per lo straniero in cammino. Chi è in cammino cerca somiglianza con ciò che è in movimento, che non consiste.

(...) Tradurre, me ne sarei accorto dopo, è protrarre le parole di un addio. Perchè nella separazione dell'autore, nella lontananza, temporale e geografica e linguistica dell'autore, si ricompone una presenza: la nuova lingua, la lingua del traduttore, accogliendo nella sua casa l'originale, offrendo ad esso un nuovo abito, nuovi suoni, nuovi ritmi, istituisce uno spazio-tempo perchè quella distanza - che è distanza dall'originale- sia compensata, o almeno mitigata.