sabato 14 gennaio 2012

Kierkegaard, la gioia

«Il giglio e l’uccello, i gioiosi maestri di gioia, sono la gioia stessa perché sono incondizionatamente gioiosi. Colui infatti la cui gioia dipende da determinate condizioni non è la gioia stessa, la sua gioia è nelle condizioni, è condizionata da esse. [...] 
Ma il loro insegnamento di gioia, che di nuovo la loro vita esprime, è con grande brevità il seguente: c’è un oggi che è, sì, un’enfasi infinita cade su questo è. C’è un oggi e non c’è nessuna, proprio nessuna preoccupazione per il domani, o per il giorno seguente. 
Non è leggerezza quella del giglio e dell’uccello, è invece la gioia del silenzio e dell’obbedienza. Perché quando tu taci nel silenzio solenne, quale è in natura, non esiste il domani; e quando tu obbedisci, come obbedisce il creato, non c’è il domani, quel giorno maledetto, l’invenzione della chiacchiera e della disobbedienza. [...] 
Che cos’è la gioia, che cos’è essere gioiosi? È essere davvero presenti a se stessi. Ma l’essere davvero presenti a se stessi è questo “oggi”, è essere oggi, essere davvero oggi. » 

(S. Kierkegaard, Il giglio nel campo e l’uccello nel cielo. Discorsi 1849-1851, a cura di Ettore Rocca, Donzelli, Roma 2011
http://www.donzelli.it/libro/2298