Per iniziare un laboratorio di scrittura a scuola con l'immancabile "Mi piace non mi piace" prendo fuori il mio "Barthes di Roland Barthes". Ci trovo il cartellino azzurro del mio letto d'ospedale a Parigi, 1982. Ripercorro il volume e la luce che emana è ancora folgorante, forse più acuta e più calda di allora. Trovo tante sottolineature che ricalcherei, trovo nuovi punti in cui soffermarmi. Scopro (non me ne ricordavo) che la traduzione è di Gianni Celati. Lo percorro in un misto di struggimento ed esaltazione e non lo ripongo, ma lo appoggio sul tavolino sopra agli "Esercizi di fantasia" di Gianni Rodari comprati da poco. Mi diverte questo s/composto binomio fantastico.