Clarice Lispector, La passione secondo G. H., Milano, Feltrinelli, 1969
Io ho, a mano a mano che designo - ecco lo splendore di avere un linguaggio. Ma ho assai più, a mano a mano che non riesco a designare. La realtà è la materia prima, il linguaggio è il modo in cui ne vado alla ricerca - e in cui non la trovo. Eppure è proprio dal cercare e non trovare che nasce la cosa che non conoscevo, e che all'istante riconosco. Il linguaggio è il mio sforzo umano. Per destino devo andare a cercare e per destino torno a mani vuote. Però- ritorno con l'indicibile. L'indicibile mi potrà essere dato solo attraverso il fallimento del mio linguaggio. E solo quando la costruzione si incrina io ottengo ciò che questa non è riuscita a ottenere. (...) L'insistenza è il nostro sforzo, la rinuncia è il premio. A questo si arriva solamente dopo aver sperimentato il potere di costruire, e nonostante l'aroma del potere, si preferisce la rinuncia. La rinuncia deve essere una scelta. Desistere è la scelta più sacra di una vita. Desistere è l'autentico istante umano. (...) La rinuncia è una rivelazione.