lunedì 28 luglio 2008

Carlo Levi, Le mosche

Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli, Torino, Einaudi, (1945) 2007

L'estate splendeva nel suo ardore funesto: il sole pareva fermarsi in mezzo al cielo, le argille si spaccavano per l'arsura. Nelle fessure della terra assetata si annidavano le serpi, le vipere corte e tozze di qui, che i contadini chiamano cortopassi, dal veleno mortale. "cortopassi, cortopassi, ove te trova, là te lassi": Un vento continuo faceva asciugare anche i corpi delgi uomini; le giornate passavano in una luce senza pietà, monotone nell'attesa del tramonto e del fresco della sera. Stavo seduto nella cucina, e contemplavo il volo delle mosche, unico segno di vita nell'immobile silenzio della canicola. Le imposte di legno, tinte di azzurro verdastro, ne erano coperte: migliaia di punti neri, fermi nel sole, vagamente sussurranti, su cui l'occhio si fissava, oziosamente incantato. (...) Il grande silenzio della campagna pesava nella cucina, e il mormorio continuato delle mosche segnava il passare delle ore, come la musica senza fine del tempo vuoto.