domenica 19 dicembre 2010

Vargas Llosa,, discorso dal Nobel

(...) Dalla caverna ai grattacieli, dalla garrota alle armi di distruzione di massa, dalla vita tautologica della tribù all’era della globalizzazione, le finzioni della letteratura hanno moltiplicato le esperienze umane, impedendo che noi uomini e donne soccombessimo al letargo, all’indifferenza, alla rassegnazione. 
Niente ha seminato tanto l’inquietudine, smosso tanto l’immaginazione e i desideri, come questa vita di invenzioni, che aggiungiamo a quella che abbiamo grazie alla letteratura, per essere protagonisti delle grandi avventure, delle grandi passioni che la vita vera non ci darà mai. Le invenzioni della letteratura diventano verità attraverso di noi, i lettori trasformati, contaminati dai desideri e, per colpa della finzione, in permanente contraddizione con la mediocre realtà. 
Stregoneria che, mentre ci illudiamo di avere quello che non abbiamo, essere quello che non siamo, accedere a questa impossibile esistenza in cui, come dei pagani, ci sentiamo terreni ed eterni allo stesso tempo, la letteratura introduce nei nostri spiriti l’anticonformismo e la ribellione, che sono dietro tutte le imprese che hanno contribuito a diminuire la violenza nelle relazioni umane. A diminuire la violenza, non a sconfiggerla. 
Perché la nostra sarà sempre, per fortuna, una storia inconclusa. Per questo dobbiamo continuare sognando, leggendo e scrivendo, il modo più efficace che abbiamo trovato per alleviare la nostra condizione mortale, per sconfiggere il tarlo del tempo e per trasformare in possibile l’impossibile.