lunedì 16 dicembre 2013

Antonella Anedda, luci di natale

   Le nostre anime dovrebbero dormire
   come dormono i corpi sottili
   stare tra le lenzuola come un foglio
   i capelli dietro le orecchie
   le orecchie aperte
  capaci di ascoltare. Carne
  appuntita e fragile, cava
  nel buio della stanza. Osso lieve.
  Così la membrana stringe
  la piuma alla spalla dell’Angelo.



  Trasparenti sono le orecchie dei malati
  dello stesso colore dei vetri
  eppure ugualmente sentono
  il rullio dei letti
  spostati dalle braccia dei vivi.
  Alle quattro, nei giorni di festa
  hanno fine le visite. Lente
  le fronti si voltano verso le pareti.
  Nei corridoi vuoti scende una pace d’acquario.
  Luci azzurre in alto e in basso
  sulla cima delle porte
  sul bordo degli scalini.
  Luci notturne.
  I malati dormono gli uni
  vicini agli altri posati
  su letti uguali.
  Solo diverso è il modo
  di piegare le ginocchia
  se le ginocchia
  possono piegare, diversa
  l’onda delle loro coperte.
  Pochi riescono ad alzarsi sulla schiena
  come nelle malattie di casa
  e ogni letto ha grandi ruote di metallo dentato
  molle che di scatto
  serrano il materasso
  o di colpo lo innalzano.
  Il letto stride, si placa.
       Luci di Natale.
       La corsia è una pianura con impercettibili tumuli.
       Con quali silenziosi inchini s’incontrano i pensieri dei morti.
       Luci d’inverno.
      Nella sala degli infermieri luccicano carte di stagnola
      l’odore del vino sale nell’aria.
      Se i vivi accostassero il viso ai vetri appannati
      se allungassero appena le lingue
      il vapore saprebbe di vino.
      C’è un attimo prima della morte
      la notte gira come una chiave.
      Quali misteriosi cenni fanno i lampioni ai moribondi,
      quante ombre lasciano i corpi.
      Le dieci. Sulla tovaglia un coniglio rovesciato di fianco
      patate bollite, asparagi passati in casseruola.
      Nella stanza regna una solenne miseria.
      I vivi si chiamano come da barche lontane.
                                 (Antonella Anedda, Residenze invernali)