lunedì 21 gennaio 2008

Anna Maria Ortese, Corpo celeste

Anna Maria Ortese, Corpo Celeste, Milano, Adelphi, 1997

Scrivere è cercare la calma, e qualche volta trovarla. E tornare a casa: Lo stesso che leggere. Chi scrive o legge realmente, cioè solo per sè, rientra a casa, sta bene. Chi non scrive o non legge mai, o solo su comando - per ragioni pratiche - è sempre fuori casa, anche se ne ha molte. E' un povero, e rende la vita più povera.
(...)
E per tornare al che cosa, dunque, mi aiutava, e mi ha aiutato un po' in tutta la vita, devo rifarmi a questa sensazione interiore, poco dicibile, della vita come chiamata, per tutti, scelta non nostra, come particolare e obbedienza a un disegno che necessita di quel particolare. Il particolare può essere minimo, quasi invisibile; invisibile, anzi, nella sua insignificanza. Ma il disegno è eccelso. Il particolare - la pietrina del mosaico - lo sente, qualche volta; e allora si calma, accetta il suo posto.
(...)
La libertà è un respiro. Ma tutto il mondo respira, non solo l'uomo. Respirano le piante, gli animali. C'è ritmo (che è respiro) non solo per l'uomo. Le stagioni, il giorno, la notte sono respiro.