venerdì 8 febbraio 2008

Emanuele Trevi, Senza verso

Emanuele Trevi, Senza verso. Un'estate a Roma, Bari, Laterza, 2005

Ascoltavo per qualche minuto il rumore di quell'acqua sotterranea, iniziavo a risalire su, verso il calore e la luce infernale della città- il dorso della balena.

Il sole salì nel mezzo del cielo e cominciò a vibrare come una mosca, spossata dal caldo (Isaak Babel')
(...)
Come trascorre, in effetti, una vita? Con la sua tendenza all'astrazione e alla selezione, proprio il genere di scrittura che dovrebbe renderne conto con più attenzione e competenza, la biografia, finisce sempre per censurare la caratteristica essenziale della maggior parte delle vite, che è la loro scoraggiante e uniforme mancanza di eventi. Mentre il mondo andava e veniva all'altezza del pavimento, gli anni del mio amico trascorrevano nella sua immaginaria impalcatura in un 'impresa ostinata, complessa, laboriosa, di cui solo pochi intimi erano tenuti al corrente nel corso di lunghe telefonate serali.
(...)
La maggior parte delle cose, dei fatti, dei pensieri vive nella latenza. Senza distinzione tra ciò che è in effetti utile, o dannoso, o indifferente. Ci stanno accanto senza che ne riconosciamo l'esistenza, o ce ne dimentichiamo, equiparando nella stessa uniformità l'accaduto dal non accaduto. (....)
E così, mi capita di iniziare a pensare che noi non siamo fatti per capire ciò che ci viene raccontato, ma per spingerlo avanti nel corso del tempo, come un fiume in piena spinge avanti i tronchi degli alberi caduti...
Per la durezza del vostro cuore vi siete meritati di trascinare i sassi....