domenica 29 dicembre 2013
sabato 28 dicembre 2013
Renè Char tradotto da Vittorio Sereni
Da Feuillets d’Hypnos [Fogli d’Hypnos]
(1943 – 1944)
5
Nous n’appartenons à personne sinon au point d’or
de cette lampe inconnue de nous, inaccessible à nous qui
tient éveillés le courage et le silence.
Non apparteniamo a nessuno, se non al lampo
di quella lampada ignota, inaccessibile,
che tiene svegli il nostro coraggio e il silenzio.
39
Nous sommes écartelés entre l’avidité de connaître
et le désespoir d’avoir connu. L’aiguillon ne renonce pas
à sa cuisson et nous à notre espoir.
Siamo divisi tra la brama di conoscere
e la disperazione di aver conosciuto.
La spina non rinuncia al suo morso,
noi alla nostra speranza.
83
Le poète, conservateur des infins visages du vivant.
Il poeta: custode degli infiniti volti di tutto ciò che vive.
129
Nous sommes pareils à ces crapauds qui dans l’austère
nuit des marais s’appellent et ne se voient pas, ployant
à leur cri d’amour toute la fatalité de l’univers.
Somigliamo a quei rospi che nell’austera
notte delle paludi si chiamano e non si vedono,
piegando al loro grido d’amore
tutta la fatalità dell’universo.
(1943 – 1944)
5
Nous n’appartenons à personne sinon au point d’or
de cette lampe inconnue de nous, inaccessible à nous qui
tient éveillés le courage et le silence.
Non apparteniamo a nessuno, se non al lampo
di quella lampada ignota, inaccessibile,
che tiene svegli il nostro coraggio e il silenzio.
39
Nous sommes écartelés entre l’avidité de connaître
et le désespoir d’avoir connu. L’aiguillon ne renonce pas
à sa cuisson et nous à notre espoir.
Siamo divisi tra la brama di conoscere
e la disperazione di aver conosciuto.
La spina non rinuncia al suo morso,
noi alla nostra speranza.
83
Le poète, conservateur des infins visages du vivant.
Il poeta: custode degli infiniti volti di tutto ciò che vive.
129
Nous sommes pareils à ces crapauds qui dans l’austère
nuit des marais s’appellent et ne se voient pas, ployant
à leur cri d’amour toute la fatalité de l’univers.
Somigliamo a quei rospi che nell’austera
notte delle paludi si chiamano e non si vedono,
piegando al loro grido d’amore
tutta la fatalità dell’universo.
giovedì 26 dicembre 2013
Fernando Bandini (1931-2013)
Il poeta vicentino è mancato nel giorno di Natale
Il filo del discorso
Da quadro a quadro il filo del discorso seguire
senza che troppa tensione lo spezzi
o becco ostile lo intacchi
senza che troppa tensione lo spezzi
o becco ostile lo intacchi
da sinopia a sinopia
nel pomeriggio di pioggia che fa
alto lo scroscio
nel pomeriggio di pioggia che fa
alto lo scroscio
finché il cielo rispunta dalle nuvole
e ci prende per mano
verso un viola-melanzana-yaèl
e ci prende per mano
verso un viola-melanzana-yaèl
con passeri sulle torri che rimproverano
gli indugi (vocine squillanti di collera)
gli indugi (vocine squillanti di collera)
di chi non vuol muoversi
di chi resta attaccato al soffitto
come un moscone grasso.
di chi resta attaccato al soffitto
come un moscone grasso.
E dal viola al nero
il filo del discorso ostinati seguire
verso i fischi di un’alba melone-amira finché
il filo del discorso ostinati seguire
verso i fischi di un’alba melone-amira finché
oh, Har hatzofim!
ali ha ciascuno al cuore ed ali al piede.
ali ha ciascuno al cuore ed ali al piede.
lunedì 16 dicembre 2013
Antonella Anedda, luci di natale
Le nostre anime dovrebbero dormire
come dormono i corpi sottili
stare tra le lenzuola come un foglio
i capelli dietro le orecchie
le orecchie aperte
capaci di ascoltare. Carne
appuntita e fragile, cava
nel buio della stanza. Osso lieve.
Così la membrana stringe
la piuma alla spalla dell’Angelo.
come dormono i corpi sottili
stare tra le lenzuola come un foglio
i capelli dietro le orecchie
le orecchie aperte
capaci di ascoltare. Carne
appuntita e fragile, cava
nel buio della stanza. Osso lieve.
Così la membrana stringe
la piuma alla spalla dell’Angelo.
sabato 14 dicembre 2013
La notte
Tra un po’ parlerò della notte , la bella notte, che è come un buco vuoto in cui le cose aspettano che passi via il farnetico,
e il buio e l’incerto vengano a dirci che i nostri desideri si sono tutti assopiti, e il cuore è finalmente sazio».
Gianni Celati, Selve d'amore, Quodlibet 2013
e il buio e l’incerto vengano a dirci che i nostri desideri si sono tutti assopiti, e il cuore è finalmente sazio».
Gianni Celati, Selve d'amore, Quodlibet 2013
domenica 8 dicembre 2013
Luoghi abbandonati
.......
A pensarci che strana andatura ha la terra
come si fa tenace il rampicante, l'erba matta,
l'infestante, l'edera, il trifoglio, la liana appena
appena si possa. Non si mantiene la natura.
Si ripete. Si spossa. Si slarga e si disfa e ci confonde
ci lascia fuori, ci minaccia con le fronde.
Azzurra D'Agostino, Canti di un luogo abbandonato
(libro d'arte, vedi QUI )
A pensarci che strana andatura ha la terra
come si fa tenace il rampicante, l'erba matta,
l'infestante, l'edera, il trifoglio, la liana appena
appena si possa. Non si mantiene la natura.
Si ripete. Si spossa. Si slarga e si disfa e ci confonde
ci lascia fuori, ci minaccia con le fronde.
Azzurra D'Agostino, Canti di un luogo abbandonato
(libro d'arte, vedi QUI )
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