Hesiodus, Erga, vv. 582-596, trad. F. Cinti
Quando il cardo fiorisce e l’echeggiante
Cicala appesa a un albero il suo acuto
Canto riversa fitto sotto le ali,
Nella spossante stagione d’estate,
Allora grasse assai sono le capre
E ottimo il vino, ardenti assai le donne,
Gli uomini molto fiacchi, perché il capo
E le ginocchia Sirio fa avvampare,
Riarsa è la pelle sotto la calura;
Possa esserci una pietra ombrosa e vino
Di Biblo e una focaccia al latte e latte
Di una capra che ormai più non allatta
E carne di giovenca delle selve,
Che non abbia figliato, e di capretti
Appena nati; bere vino nero
Seduto all’ombra, sazio del banchetto,
Rivolto il viso a Zefiro veloce;
Di una fonte perenne e giù corrente,
Pura, versare tre misure d’acqua,
La quarta poi aggiungere di vino.