Ingeborg Bachman, Libro del deserto, Cronopio, Napoli, 1999, trad. A. Pensa
Non è niente, non è un merito, vivere, scrivere, tirar fuori dal sacco delle parole le noci e le mandorle.
(...)
Lasciatemi oggi e domani. Lasciatemi solo fare qualcosa di buono, poi più niente, essere un po' affabile, poi non esprimere più niente. Si sono dovuti mettere insieme così tanti bagagli che devo pensare a come fare per averli sul bordo del deserto. Dove sarà mai il deserto, in Oriente, in Africa, ah sì, da qualche parte, ma uno deve poterlo vedere, deve poterci andare, come in un'acqua poco profonda, e allora sarà visibile una tenda e ci saranno due cammmelli, e si resterà a guardare senza pensare a niente.
(...)
Nel deserto la luce si è rovesciata sopra di me.
(...)
Il deserto ha la grandezza, non è niente, perciò grandezza, è meno di niente, è ogni giorno, ogni istante, è la noia più infinita per qualcuno, la perenne eccitazione per chi ha gli occhi contrassegnati dalla sua sabbia.
Je veux dire à moi-meme le desert
Beckett