Tahar Ben Jelloun, Mia madre, la mia bambina, Torino, Einaudi, 2006, trad. M. Botto
Da quando è malata, mia madre è diventata una cosetta dalla memoria vacillante, Convoca i familiari morti da tempo. Parla con loro, si stupisce che sua madre non venga a trovarla, tesse le lodi del fratello minore che, dice lei, le porta sempre dei regali. (...)
Mia madre rivisita la propria infanzia. La sua memoria si è rovesciata, si è sparsa sul terreno umido. Il tempo e la realtà non si intendono più.
"Non sono pazza, sono solo stanca".