mercoledì 10 settembre 2008

Sontag. La coscienza delle parole

Susan Sontag, Nello stesso tempo: la coscienza delle parole, Mondadori Milano 2008, trad. D. Rieff

In quanto scrittrice, creatrice di letteratura, narro e rifletto al tempo stesso. Le idee mi commuovono. Ma i romanzi sono fatti di forme, non di idee. Forme del linguaggio. Forme d’espressione. Non ho in testa una storia fino a quando non ne conosco la forma. (Come sosteneva Vladimir Nabokov, “il disegno della cosa precede la cosa”). E – in modo implicito o sottinteso – i romanzi nascono dall’idea che uno scrittore ha di ciò che la letteratura è o può diventare.
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Perciò la letteratura – e parlo in termini prescrittivi, non solo descrittivi – è consapevolezza, dubbio, scrupolo, meticolosità. Ma è anche – ancora una volta in senso sia prescrittivo che descrittivo – canto, spontaneità, celebrazione, beatitudine.
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Sono dell’idea che ogni singola visione della letteratura sia falsa – e cioè, riduttiva, puramente polemica. Laddove parlare con sincerità di letteratura vuol dire necessariamente parlare per paradossi.

Perciò, se ogni opera letteraria che conta, che merita di essere definita tale, incarna un ideale di singolarità, di voce individuale, la letteratura, che è accumulazione, incarna invece un ideale di pluralità, di molteplicità, di promiscuità.

Ogni possibile idea di letteratura – letteratura come impegno sociale, come ricerca di private intensità spirituali, letteratura nazionale o universale – è, o può diventare, una forma di autocompiacimento spirituale, di vanità, o di autogratificazione.

La letteratura è un sistema – un sistema plurale – di metri di giudizio, ambizioni, lealtà. La sua funzione etica sta almeno in parte nella capacità di insegnare il valore della diversità.

Certo, la letteratura deve operare all’interno di determinati confini. (Come ogni altra attività umana. Solo la morte ne è priva). Il problema è che i confini che la maggior parte della gente desidera tracciare soffocherebbero la libertà della letteratura di essere quel che può essere, in tutta la sua inventiva e capacità di turbamento.

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Vedi l'articolo di Nadia Fusini su Susan Sontag - potente e commovente:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/10/la-voce.html