"Le parole a cosa servono, - diceva. - I morti rimangono con la bocca aperta per esalare perfino l'ultima parola ch'è in noi. Quando non rimane in essi nemmeno una minima parola, è allora che i morti parlano alfine. Bisogna cominciare ad ascoltarli quando anche l'ultima parola è esalata dalla loro bocca. Ogniqualvolta una cosa è detta essa diventa un'altra cosa; e noi non dobbiamo combattere per la libertà che è detta ogni giorno da tutti e che ogniqualvolta è detta è un'altra cosa: ma per quella libertà che è al di là del confine di tutte le parole dette. Ciò che resta nei morti dopo che essi hanno esalato fino all'ultima tutte le parole nostre. Tu forse m'intendi”
Giorgio Caproni, Un discorso infinito, in
AA. VV., Racconti dalla Resistenza, Torino: Einaudi, 2005
“Il mondo ha un volto d’arsura
Per chi si ferma a morire»
Emily Dickinson, Tutte le poesie, Milano: A. Mondadori, Meridiani, 1997, n. 715.
“Mi sono abituata da gran tempo ad essere morta”
S. Freud, Delirio e sogni nella Gradiva di Jensen, in Saggi sull'arte, la letteratura, il linguaggio, Torino: Boringhieri, 1969