Si tratta di una fanciulla minuta in marmo bianco , di altezza naturale. E' in piedi, chinata appena in avanti, appoggiata su entrambi i gomiti, a un supporto che si alza da terra. Da sotto il mento fino a poco sopra le caviglie ha il corpo completamente fasciato da una tunica ampia, che si avvolge in mille pieghe armoniose. Il capo è leggermente sollevato in avanti, una mano regge il mento nella posa tipica di chi sta pensando.
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La statua risale al primo periodo antonino, al II sec dopo Cristo. E' romana, ma la sua eleganza fa sospettare un artista di arte greca, forse uno di quelli cui l'imperatore Adriano, appassionato cultore d'ogni cosa ellenica, ha commissionato sculture di tutti i tipi per la sua villa presso Tivoli. Rappresenta una Musa, e più precisamente Polimnia, la Musa, secondo gli Inni Orfici, del racconto. (...)
Polimnia, questa Polimnia, è la mia immagine della letteratura.
(...) Morire - stupire ed essere - compatire - rinascere. Se, in una prima lezione, riuscissi a far comprendere ai miei ascoltaotri che la letteratura sa far questo, sa compiere un cammino del genere, li avrei avviati sulla strada della redenzione...