sabato 31 dicembre 2011
mercoledì 21 dicembre 2011
Odysseas Elytis
XXV
UNA TRASLITTERAZIONE DEL SUONO fatta dallo sciabordare
delle piccole onde quando la luna si allontana e la casa
si avvicina alla riva, ci potrebbe rivelare molte cose. Sulle
vette dei sensi prima di tutto. Dove la gentilezza arriva
sempre prima, scavalcando la forza: un luminoso celeste
color pistacchio, il ciottolo incandescente, passi solitari del
vento sulle foglie. O altrimenti: una mètopa una cupola
che rendono lineare la natura come lo sciabordio rende
universale la lingua greca.
delle piccole onde quando la luna si allontana e la casa
si avvicina alla riva, ci potrebbe rivelare molte cose. Sulle
vette dei sensi prima di tutto. Dove la gentilezza arriva
sempre prima, scavalcando la forza: un luminoso celeste
color pistacchio, il ciottolo incandescente, passi solitari del
vento sulle foglie. O altrimenti: una mètopa una cupola
che rendono lineare la natura come lo sciabordio rende
universale la lingua greca.
Impara a pronunciare bene la realtà.
(Odysseas Elytis, da Incenso al migliore)
(Nacque a Iraklion (Creta), nel 1911, da famiglia originaria dell’isola di Lesbo. Soggiornò a lungo a Parigi (una prima volta dal 1948 al ’52, una seconda dal 1969 al ’71), dove entrò in contatto con Breton, Eluard, Tzara, Ungaretti, Matisse, Giacometti, Picasso. Nel 1979 fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Tra le sue raccolte, per Crocetti, Diario di un invisibile aprile)
giovedì 8 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Christa Wolf, Sotto i tigli
Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea. Ma penso anche che possono disgregarsi in un cumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo sforzo dà senso le piccole unità di tempo in cui viviamo...
Riesco ancor a osservare il primo passaggio attraverso le immagini che precedono il sonno, emerge una strada che conduce al paesaggio che conosco tanto bene senza averlo mai visto: il colle con il vecchio albero, il pendio che degrada dolcemente verso un corso d'acqua, prati, e all'orizzonte il bosco. Che non si riescano a vivere realmente gli attimi prima di addormentarsi - altrimenti non ci si addormenterebbe - è cosa che mi rincrescerà sempre. (27 settembre 1960)
Christa Wolf, Sotto i tigli, racconti, edizioni e/o, 1990
Morta il 1 dicembre 2011. S.T.T.L
Riesco ancor a osservare il primo passaggio attraverso le immagini che precedono il sonno, emerge una strada che conduce al paesaggio che conosco tanto bene senza averlo mai visto: il colle con il vecchio albero, il pendio che degrada dolcemente verso un corso d'acqua, prati, e all'orizzonte il bosco. Che non si riescano a vivere realmente gli attimi prima di addormentarsi - altrimenti non ci si addormenterebbe - è cosa che mi rincrescerà sempre. (27 settembre 1960)
Christa Wolf, Sotto i tigli, racconti, edizioni e/o, 1990
Morta il 1 dicembre 2011. S.T.T.L
lunedì 28 novembre 2011
sabato 19 novembre 2011
Gli uomini di nessun momento
"
La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani.
Non che
io creda che dall'esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze
che molti filosofi hanno stimato di raccorne, ma nondimeno il non potere
essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla
terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il
numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e
piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei
mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il
desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e
sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire
mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e
di nobiltà, che si vegga della natura umana.
Perciò la noia è poco nota
agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri
animali."
(Leopardi, Pensieri, LXVIII)
martedì 8 novembre 2011
domenica 30 ottobre 2011
sabato 29 ottobre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
Terra rossa - l'arte dei cocci
Luigi Meneghello all'inaugurazione dell'antica fabbrica di Rivarotta. Qui si sono trovati per anni lui e Andrea Zanzotto.
mercoledì 19 ottobre 2011
Andrea Zanzotto 1921 2011
Andrea Zanzotto, Elegià in petèl, da La beltà
Dolce andare elegiando come va in elegia l’autunno
......
Dolce andare elegiando come va in elegia l’autunno
......
venerdì 14 ottobre 2011
venerdì 16 settembre 2011
giovedì 8 settembre 2011
Marco Cavallo è in noi
Giuliano Scabia, Marco Cavallo, Da un ospedale psichiatrico la vera storia che ha cambiato il modo di essere del teatro e della cura, Edizioni Alphabeta Verlag 2011
venerdì 19 agosto 2011
mercoledì 27 luglio 2011
Isidora
All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio d’una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d’arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori. A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città. Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.
(Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi 2000)
lunedì 18 luglio 2011
Giardino labirinto: a Borges
(...) Una lampada illuminava la banchina, ma i volti dei ragazzi restavano nella zona d'ombra. Uno mi chiese:
"Lei va dal dottor Stephen Albert?". Senza aspettare che rispondessi, un altro disse:
" E' lontano di qui, ma lei non si perderà se prende questo sentiero a sinistra, e se poi volta a sinistra a ogni crocicchio ". Gettai loro una moneta (l'ultima), scesi qualche gradino di pietra e presi per il sentiero solitario. Questo, lentamente, scendeva. Era di terra battuta, in alto i rami si confondevano, la luna bassa e circolare sembrava accompagnarmi.
Per un istante, temei che Richard Madden avesse penetrato il mio disperato proposito. Ma subito compresi che non era possibile. Il consiglio di voltare sempre a sinistra mi rammentò che era questo il procedimento comune per scoprire la radura centrale di certi labirinti. M'intendo un poco di labirinti..
"Lei va dal dottor Stephen Albert?". Senza aspettare che rispondessi, un altro disse:
" E' lontano di qui, ma lei non si perderà se prende questo sentiero a sinistra, e se poi volta a sinistra a ogni crocicchio ". Gettai loro una moneta (l'ultima), scesi qualche gradino di pietra e presi per il sentiero solitario. Questo, lentamente, scendeva. Era di terra battuta, in alto i rami si confondevano, la luna bassa e circolare sembrava accompagnarmi.
Per un istante, temei che Richard Madden avesse penetrato il mio disperato proposito. Ma subito compresi che non era possibile. Il consiglio di voltare sempre a sinistra mi rammentò che era questo il procedimento comune per scoprire la radura centrale di certi labirinti. M'intendo un poco di labirinti..
Jorge Luis Borges, "Il giardino dei sentieri che si biforcano", Tutte le opere, A. Mondadori Ed., Milano 1984, Vol. I°, pp. 688-702. Traduzione di Franco Lucentini.
___________________________________
E’ stato inaugurato presso la Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, un giardino-labirinto composto da più di 3000 piante di bosso (Buxus sempervirens), ideato all’architetto Randoll Coate negli anni ’80 e ispirato ad un racconto di Borges. Un luogo contemplativo in memoria del grande poeta.
Il simbolico labirinto dove potersi smarrire era un’immagine cara a Borges, il quale amava profondamente Venezia. E Venezia oggi ricambia questo amore con un omaggio allo scrittore argentino, nel venticinquesimo anno dalla sua morte: il ‘Labirinto Borges’.
Si tratta di un ampio giardino di circa 2300 metri quadri, a formare un labirinto ispirato a Il giardino dei sentieri che si biforcano, uno dei racconti più particolari di Borges; le piante sono disposte in modo da riprodurre il nome del poeta, morto a Ginevra nel 1986, come se fosse scritto sulle pagine di un grande libro aperto.
Sotto le finestre della biblioteca della Fondazione Cini, nello spazio retrostante il Chiostro del Palladio e il Chiostro dei Cipressi, il visitatore avrà l’opportunità di girare, o meglio di ‘smarrirsi’, tra le siepi del giardino dove, a partire dal nome, riecheggia uno dei più grandi geni letterari del Novecento.
Gli ospiti percorreranno in tutto 1150 metri circa, che si presentano come un libro aperto, cosparso di oggetti che alludono a simboli cari a Borges: un bastone, gli specchi, la clessidra, la sabbia, la tigre, e un enorme punto di domanda.
QUI IL VIDEO
giovedì 14 luglio 2011
Italo Calvino, Sprechi, passioni
Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l'ammetteva: cioè che fosse anche passione.
Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di bouganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in doveri e ne viveva.
Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di bouganvillea, dallo studio col microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in doveri e ne viveva.
Ma ciò che muoveva mio padre ogni mattina su per la strada di San Giovanni - e me giù per la mia via - più che dovere di proprietario operoso, disinteresse d'innovatore di metodi agricoli, - e per me, più che le definizioni di doveri che via via mi sarei imposto -, era passione feroce, dolore a esistere - cosa se non questo poteva spingere lui a arrampicarsi per i gerbidi e i boschi e me a addentrarmi in un labirinto di muri e carta scritta? - confronto disperato con ciò che resta fuori di noi, spreco di sé opposto allo spreco generale del mondo.
Italo Calvino, La strada di S. Giovanni, Adelphiana 1971
giovedì 30 giugno 2011
Di' tutta la verità, ma dilla sbieca
Tell all the truth but tell it SLANT -
Success in CIRCUIT lies
TOO BRIGHT for our infirm Delight
The Truth's superb surprise
As Lightning to the Children eased
with explanation kind
The Truth must DAZZLE gradually
or every man be blind-
Emily Dickinson, -1129-
Success in CIRCUIT lies
TOO BRIGHT for our infirm Delight
The Truth's superb surprise
As Lightning to the Children eased
with explanation kind
The Truth must DAZZLE gradually
or every man be blind-
Emily Dickinson, -1129-
Di' tutta la verità ma dilla sbieca
E' nel giro largo la riuscita... (trad. Silvia Bre)
giovedì 23 giugno 2011
mercoledì 1 giugno 2011
James Joyce, The dead, finale
It had begun to snow again. He watched sleepily the flakes, silver and dark, falling obliquely against the lamplight. The time had come for him to set out on his journey westward.
Yes, the newspapers were right: snow was general all over Ireland. It was falling on every part of the dark central plain, on the treeless hills, falling softly upon the Bog of Allen and, farther westward, softly
falling into the dark mutinous Shannon waves.
It was falling, too, upon every part of the lonely churchyard on the hill where Michael Furey lay buried.
It lay thickly drifted on the crooked crosses and headstones, on the spears of the little gate, on the barren thorns.
His soul swooned slowly as he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead.
IL FILM DI HUSTON
domenica 29 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
domenica 22 maggio 2011
domenica 8 maggio 2011
Emma Bovary
Ma, verso la fine di settembre, nella sua vita accadde qualcosa di straordinario: fu invitata alla Vaubyessard, dal marchese di Andervilliers.
giovedì 21 aprile 2011
Il piccolo uovo cremisi
Ràdonitza (Annuncio della Pasqua ai morti)
Nel vento di primavera
l’antica chiesa indivisa
annuncia ai morti che indivisa è la vita:
su lapidi d’ ipogei
posa i sèpali che ancora tremano
e al centro, al plesso, al cuore,
là dov’è sepolto il Sole,
là dov’è sepolto il Dono,
il piccolo uovo cremisi del perenne tornare,
dell’umile, irriconoscibile
trasmutato tornare.
(Cristina Campo)
Nel vento di primavera
l’antica chiesa indivisa
annuncia ai morti che indivisa è la vita:
su lapidi d’ ipogei
posa i sèpali che ancora tremano
e al centro, al plesso, al cuore,
là dov’è sepolto il Sole,
là dov’è sepolto il Dono,
il piccolo uovo cremisi del perenne tornare,
dell’umile, irriconoscibile
trasmutato tornare.
(Cristina Campo)
mercoledì 20 aprile 2011
Andrea Zanzotto
........
E così sia: ma io
credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m'avvicini.
E così sia: ma io
credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m'avvicini.
venerdì 15 aprile 2011
Sassi
Bruno Munari ci insegna a prendere i sassi molto sul serio.
"Avete mai provato a mettere in fila tanti sassi, quelli che hanno una riga bianca?....."
domenica 10 aprile 2011
la voce di Virginia
http://vimeo.com/22065045
Virginia Woolf, "Words fail me": BBC 29 aprile 1937
Virginia Woolf from ,\\' on Vimeo.
Virginia Woolf, "Words fail me": BBC 29 aprile 1937
Virginia Woolf from ,\\' on Vimeo.
giovedì 7 aprile 2011
domenica 3 aprile 2011
Lo spazio di dentro
"J'écris pour me parcourir. Peindre, composer, écrire: me parcourir. Là est l'aventure d'être en vie" (Passages,1950): "Scrivo per percorrermi. Dipingere, comporre, scrivere: percorrermi. E' lì l'avventura d'essere in vita"
"Par la voie des rytmes", zincografia, 1974:
Henry Michaux (poeta e pittore surrealista belga, naturalizzato francese)
Scrive di lui Gianni Celati: "In tutti i libri di Michaux la scrittura sembra qualcosa che viene fuori come una secrezione naturale, come la bava delle lumache, come la tela del ragno, come un porro sulla pelle, o come gli escrementi che ogni giorno evacuiamo. Si sente che non c’è mai il problema di dimostrare qualcosa, ma solo di lasciar fluire una secrezione che lascia tracce sulla pagina.
Perciò a momenti è così rasserenante. Perché in lui non c’è niente dell’“artista creatore”, niente di queste pretese di serietà artificiale. Lui lascia andare avanti le frasi per vedere cosa si inventano.
Ma mentre un mercato di professionisti ci scaraventa addosso mattoni con centinaia di pagine da leggere in fretta per arrivare alla fine inebetiti, Michaux spesso ci lascia lieti e sazi con poche righe".
SCHEDA EDITORE QUODLIBET
lunedì 21 marzo 2011
Ma torna Proserpina
Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi, Terza elegia
...............
Così tanto
poté il tuo delicato risveglio; dietro l’armadio
entrava in mantello il suo destino, e nelle pieghe delle tende
muoveva, spostandosi lieve, il suo smanioso futuro
poté il tuo delicato risveglio; dietro l’armadio
entrava in mantello il suo destino, e nelle pieghe delle tende
muoveva, spostandosi lieve, il suo smanioso futuro
So vieles vermochte
zärtlich dein Aufstehn; hinter den Schrank trat
hoch im Mantel sein Schicksal, und in die Falten des Vorhangs
passte, die leicht sich verschob, seine unruhige
Zukunft.
zärtlich dein Aufstehn; hinter den Schrank trat
hoch im Mantel sein Schicksal, und in die Falten des Vorhangs
passte, die leicht sich verschob, seine unruhige
Zukunft.
.....
Guarda, noi non amiamo come i fiori
Per un anno soltanto; quando amiamo,
a noi sale un’ incancellabile linfa per le braccia
Per un anno soltanto; quando amiamo,
a noi sale un’ incancellabile linfa per le braccia
Siehe, wir lieben nicht, wie die Blumen, aus einem
einzigen Jahr; uns steigt, wo wir lieben,
unvordenklicher Saft in die Arme.
einzigen Jahr; uns steigt, wo wir lieben,
unvordenklicher Saft in die Arme.
martedì 15 marzo 2011
domenica 6 marzo 2011
Nostalgia
Quando ti viene una nostalgia, non è mancanza, è presenza, è una visita, ti arrivano persone, paesi, da lontano e ti tengono un poco compagnia (Erri De Luca, Montedidio)
giovedì 24 febbraio 2011
Tutti i giorni (Ingeborg Bachmann)
Tutti i giorni di Ingeborg Bachmann (1953)
La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita. L'inaudito
è divenuto quotidiano. L'eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
è trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi è la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata al cuore.
Viene conferita quando non accade più nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico è divenuto invisibile
e l'ombra di un eterno riarmo
ricopre il cielo.
Viene conferita
per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all'amico,
per i tradimento di segreti obbrobriosi
e l'inosservanza
di tutti gli ordini.
La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita. L'inaudito
è divenuto quotidiano. L'eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
è trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi è la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata al cuore.
Viene conferita quando non accade più nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico è divenuto invisibile
e l'ombra di un eterno riarmo
ricopre il cielo.
Viene conferita
per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all'amico,
per i tradimento di segreti obbrobriosi
e l'inosservanza
di tutti gli ordini.
martedì 22 febbraio 2011
sabato 1 gennaio 2011
Boris Pasternak
Esser famoso non è bello
Esser famoso non è bello
non è questo che ci leva in alto.
Non bisogna tenere un archivio,
trepidare per i manoscritti.
Fine dell’opera è dare tutto di sé,
e non il successo, lo scalpore.
E’ vergognoso, quando non si è nulla,
diventare per tutti una leggenda.
Ma bisogna vivere senza impostura,
vivere così che alla fine
ci si attiri l’amore degli spazi,
che si oda l’appello del futuro.
E le lacune si debbono lasciare
nella sorte, e non fra le carte,
passi e capitoli dell’intera vita
segnando a margine.
E immergersi nell’anonimo
e i propri passi celarvi,
come nella nebbia si cela una contrada,
quando più nulla vi si vede.
Gli altri sulla viva orma
seguiranno palmo a palmo il tuo cammino,
ma la sconfitta dalla vittoria non tu devi distinguerla.
E neanche d’un minimo devi
venir meno all’uomo,
ma essere vivo, vivo e null’altro,
vivo e null’altro sino in fondo.
(trad. Angelo Maria Ripellino)
Esser famoso non è bello
non è questo che ci leva in alto.
Non bisogna tenere un archivio,
trepidare per i manoscritti.
Fine dell’opera è dare tutto di sé,
e non il successo, lo scalpore.
E’ vergognoso, quando non si è nulla,
diventare per tutti una leggenda.
Ma bisogna vivere senza impostura,
vivere così che alla fine
ci si attiri l’amore degli spazi,
che si oda l’appello del futuro.
E le lacune si debbono lasciare
nella sorte, e non fra le carte,
passi e capitoli dell’intera vita
segnando a margine.
E immergersi nell’anonimo
e i propri passi celarvi,
come nella nebbia si cela una contrada,
quando più nulla vi si vede.
Gli altri sulla viva orma
seguiranno palmo a palmo il tuo cammino,
ma la sconfitta dalla vittoria non tu devi distinguerla.
E neanche d’un minimo devi
venir meno all’uomo,
ma essere vivo, vivo e null’altro,
vivo e null’altro sino in fondo.
(trad. Angelo Maria Ripellino)
Iscriviti a:
Post (Atom)