sabato 28 dicembre 2013

Renè Char tradotto da Vittorio Sereni

Da Feuillets d’Hypnos [Fogli d’Hypnos] 
(1943 – 1944) 

Nous n’appartenons à personne sinon au point d’or 
de cette lampe inconnue de nous, inaccessible à nous qui 
tient éveillés le courage et le silence. 
Non apparteniamo a nessuno, se non al lampo 
di quella lampada ignota, inaccessibile, 
che tiene svegli il nostro coraggio e il silenzio. 
39 
Nous sommes écartelés entre l’avidité de connaître 
et le désespoir d’avoir connu. L’aiguillon ne renonce pas 
à sa cuisson et nous à notre espoir. 
Siamo divisi tra la brama di conoscere 
e la disperazione di aver conosciuto. 
La spina non rinuncia al suo morso, 
noi alla nostra speranza. 
83 
Le poète, conservateur des infins visages du vivant. 
Il poeta: custode degli infiniti volti di tutto ciò che vive. 
129 
Nous sommes pareils à ces crapauds qui dans l’austère 
nuit des marais s’appellent et ne se voient pas, ployant 
à leur cri d’amour toute la fatalité de l’univers. 
Somigliamo a quei rospi che nell’austera 
notte delle paludi si chiamano e non si vedono, 
piegando al loro grido d’amore 
tutta la fatalità dell’universo. 



giovedì 26 dicembre 2013

Fernando Bandini (1931-2013)

Il poeta vicentino è mancato nel giorno di Natale
Il filo del discorso
Da quadro a quadro il filo del discorso seguire
senza che troppa tensione lo spezzi
o becco ostile lo intacchi
da sinopia a sinopia
nel pomeriggio di pioggia che fa
alto lo scroscio
finché il cielo rispunta dalle nuvole
e ci prende per mano
verso un viola-melanzana-yaèl
con passeri sulle torri che rimproverano
gli indugi (vocine squillanti di collera)
di chi non vuol muoversi
di chi resta attaccato al soffitto
come un moscone grasso.
E dal viola al nero
il filo del discorso ostinati seguire
verso i fischi di un’alba melone-amira finché
oh, Har hatzofim!
ali ha ciascuno al cuore ed ali al piede.

lunedì 16 dicembre 2013

Antonella Anedda, luci di natale

   Le nostre anime dovrebbero dormire
   come dormono i corpi sottili
   stare tra le lenzuola come un foglio
   i capelli dietro le orecchie
   le orecchie aperte
  capaci di ascoltare. Carne
  appuntita e fragile, cava
  nel buio della stanza. Osso lieve.
  Così la membrana stringe
  la piuma alla spalla dell’Angelo.

sabato 14 dicembre 2013

La notte

Tra un po’ parlerò della notte , la bella notte, che è come un buco vuoto in cui le cose aspettano che passi via il farnetico, 
e il buio e l’incerto vengano a dirci che i nostri desideri si sono tutti assopiti, e il cuore è finalmente sazio».

Gianni Celati, Selve d'amore, Quodlibet 2013

domenica 8 dicembre 2013

Luoghi abbandonati

.......

A pensarci che strana andatura ha la terra
come si fa tenace il rampicante, l'erba matta,
l'infestante, l'edera, il trifoglio, la liana appena
appena si possa. Non si mantiene la natura.
Si ripete. Si spossa. Si slarga e si disfa e ci confonde
ci lascia fuori, ci minaccia con le fronde.


Azzurra D'Agostino, Canti di un luogo abbandonato
(libro d'arte, vedi QUI )




venerdì 22 novembre 2013

Mondo nuovo

«Sono molto imbarazzato perché ho lavorato per 

quarant’anni, studiando di tutto, facendo esperienze, 

viaggiando per il mondo, e tutto quello che posso dirvi 

è soltanto di essere un po’ più gentili l’uno con l’altro»

Aldous Huxley in un convegno a Santa Barbara

giovedì 7 novembre 2013

Dilettanti

...il bello del mestiere di scrivere è proprio che è una cosa di cui non si è capaci. Il calciatore sa giocare a calcio, il saltatore sa saltare in alto, mentre di scrivere non si è mai veramente capaci. Questa è la cosa piacevole; un mestiere in cui non si diventa mia professionisti, in cui si rimane sempre dei dilettanti.

Peter Bichsel, Il sentimento, Casagrande

domenica 20 ottobre 2013

Tessuti

"Sentiamo 

che qualche cosa si va lacerando

 nel tessuto divino dell'umano." (Ennio Flaiano)

sabato 12 ottobre 2013

Borges, Nubi

Non vi sarà mai cosa che non sia
una nube. Lo son le cattedrali
di vasta pietra e bibliche vetrate
che il tempo spianerà. Lo è l'Odissea,
che cambia come il mare. Se la riapri
sempre cambia qualcosa. Anche il riflesso
del tuo viso è già un altro nello specchio
ed il giorno è un dubbioso labirinto.
Siamo chi se ne va. La numerosa
nuvola che si disfa all'occidente
è nostra effigie. Incessantamente
la rosa si tramuta in altra rosa.
Sei nuvola, sei mare, sei l'oblio.
Sei anche tutto quello che hai smarrito.

No habrá una sola cosa que no sea
una nube. Lo son las catedrales
de vasta piedra y bíblicos cristales
que el tiempo allanará. Lo es la Odisea
que cambia como el mar. Algo hay destino
cada vez que la abrimos. El reflejo
de tu cara ya es otro en el espejo
y el día es un dudoso laberinto.
Somos los que se van. La numerosa
nube que se deshace en el poniente
es nuestra imagem. Incesantemente
la rosa se convierte en otra rosa.
Eres nube. Eres mar, eres olvido.
Eres tambien aquello que has perdido.

(J. L. Borges, Tutte le opere, vol I, Mondadori)

Sapeva le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata di un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Rio Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho. 
(Funes, o della memoria)

(La tomba di Jorge Luis Borges (1899-1986) a Ginevra riporta la seguente scritta: “Giammai con timore” (è una frase tratta dallo stesso Borges da un poema nordico del X secolo)

giovedì 10 ottobre 2013

istànte


istànte o instànte dal lat. instàntem part.  pres d’instàre
sovrastare, e fig. esser vicino, presente, imminente, pressante (v. Instare).
Come aggett.
Che insta, Che incalza;
come sost. Il tempo che preme, ossia Il momento presente che tosto passa, Attimo.
— Negli uffici: Colui che fa una domanda in giudizio.
Deriv. Istantàneo; Istànza

mercoledì 10 luglio 2013

Crepundia

CREPUNDIA (voce latina, da crepo "faccio rumore"). - Pendaglietti, spesso di materia preziosa, che venivano appesi a una catenella al collo (Plaut., Mil., 1399) o trasversalmente sul petto dei bimbi. Sotto questo nome si comprendono non solo i pendaglietti riproducenti in piccole proporzioni oggettini domestici, ma anche le bullae, gli amuleti contro il fascinum, e infine, per estensione, ogni piccolo giocattolo. È motivo assai comune nella commedia il riconoscimento di un figlio da parte dei genitori in base ai crepundia. Il Gabinetto di antichità di Vienna possiede un magnifico esemplare di collana in oro, che reca appesi cinquanta crepundia riproducenti in piccolo tenaglie, falci, coltelli, cesoie, un'ancora, una mano, una scarpa, una barchetta, ecc.

lunedì 1 luglio 2013

Primi di luglio


Siamo ai primi di luglio e già il pensiero
è entrato in moratoria.
Drammi non se ne vedono,
se mai disfunzioni.
Che il ritmo della mente si dislenti,
questo inspiegabilmente crea serie preoccupazioni.
Meglio si affronta il tempo quando è folto,
mezza giornata basta a sbaraccarlo.
Ma ora ai primi di luglio ogni secondo sgoccia
e l'idraulico è in ferie.




(Eugenio Montale, Diario '71 e '72)


(rubata da J.S., grazie!)

venerdì 28 giugno 2013

Regole

Jonathan Franzen, dal Guardian 

  1. The reader is a friend, not an adversary, not a spectator.
  2. Fiction that isn't an author's personal adventure into the frightening or the unknown isn't worth writing for anything but money.
  3. Never use the word "then" as a ­conjunction – we have "and" for this purpose. Substituting "then" is the lazy or tone-deaf writer's non-solution to the problem of too many "ands" on the page.
  4. Write in the third person unless a ­really distinctive first-person voice ­offers itself irresistibly.
  5. When information becomes free and universally accessible, voluminous research for a novel is devalued along with it.
  6. The most purely autobiographical ­fiction requires pure invention. Nobody ever wrote a more autobiographical story than "The Metamorphosis".
  7. You see more sitting still than chasing after.
  8. It's doubtful that anyone with an internet connection at his workplace is writing good fiction [the TIME magazine cover story detailed how Franzen physically disables the Net portal on his writing laptop].
  9. Interesting verbs are seldom very interesting.
  10. You have to love before you can be relentless.

TRADUZIONE DI PAOLO COGNETTI:

. Il lettore è un amico: non un avversario né uno spettatore.
   2. Scrivere è la tua avventura nella paura e nell’ignoto, altrimenti non vale niente (a parte i soldi).
   3. Non usare la parola “poi” come congiunzione. C’è la parola “e” per questo. Il “poi” è una non-soluzione, pigra e senza stile, al problema di avere troppe “e” sulla pagina.
   4. Scrivi in terza persona, a meno che una prima persona non si presenti a te con voce irresistibile.
   5. Più le informazioni diventano gratuite e diffuse, più le ricerche necessarie a un romanzo vengono sottovalutate.
   6. La narrativa più puramente autobiografica richiede invenzione pura. Nessuno ha mai scritto una storia più autobiografica della Metamorfosi.
   7. Pensi meglio stando seduto che correndo qua e là.
   8. Dubito seriamente che una persona connessa alla rete possa scrivere buona narrativa.
   9. I verbi con un suono interessante non sono quasi mai molto interessanti.
   10. Devi amare per poter essere spietato.



mercoledì 12 giugno 2013

La pelle del serpente


«È così che muoiono le infanzie, quando i ritorni 

non sono più possibili perché i ponti tagliati 


inclinano verso l’instancabile acqua


 le travi sconnesse nello spazio estraneo. 


Non c’è allora altro rimedio che quello del serpente: 


abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, 


lasciarla  a terra, tra i cespugli, 


e passare all’età successiva. 


La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo


 in grado di vivere».



(José Saramago, Di questo mondo e degli altri)

martedì 11 giugno 2013

Omaggio in foto a Giorgio Morandi


(fotografie di Corrado Riccomini, mostra a Grizzana Morandi, catalogo a cura di Marilena Pasquali e Eugenio Riccomini)

venerdì 7 giugno 2013

Un animale in una cesta (Pessoa)

23 (57)
E, oggi, pensando a ciò che è stata la mia vita finora, mi sento come un qualsiasi animale vivo, trasportato in una cesta che piega il braccio, fra due stazioni suburbane. L’immagine è stupida, però la vita che essa definisce è ancora più stupida. queste ceste normalmente hanno due coperchi, come semiovali, che si sollevano un po’ dalle due estremità ricurve se l’animale si agita. Ma il braccio di chi trasporta, in parte appoggiato lungo l’innervatura centrale, non permette a questa cosa così debole di alzare altro che le estremità inutili, come ali di farfalla che vanno indebolendosi.
Mi sono dimenticato, con la descrizione della cesta, che stavo parlando di me. La vedo nitidamente, e anche il braccio grasso e bianco e bruciato dal sole della domestica che la trasporta. Non riesco a vedere la domestica al di là del braccio e della sua peluria. Non riesco a sentirmi bene se non – all’improvviso – una grande frescura di… di… di quelle stecche bianche e nastri di  con cui si tessono le ceste e dove mi agito, animale, fra due fermate che sento. Fra di esse riposo su quella che pare essere una panchina, e sento che parlano là fuori dal mio cesto. Dormo perché mi calmo, finché non mi solleveranno nuovamente, giunto alla fermata.
Fernando Pessoa, Il secondo libro dell'inquietudine, Feltrinelli 2013

domenica 26 maggio 2013

arare un libro



Se pareba boves, alba pratàlia aràba
et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

mercoledì 15 maggio 2013

Keeping things whole

Tutti abbiamo delle ragioni

per muoverci


io mi muovo


per tenere assieme le cose. 

(Mark Strand, "Tenendo le cose insieme", da


Dormire con un occhio aperto)

venerdì 8 marzo 2013

Se sul treno


Se sul treno ti siedi
al contrario, con la testa
girata di là, vedi meno
la vita che viene, vedi
meglio la vita che va.

(dedicata a Giorgio Caproni)

Vivian Lamarque, Poesie 1972 - 2002 -
 Mondadori, Milano 2002

La voce

‎"E finalmente la voce. La voce materna che segna

per sempre col suo marchio il bambino. 


Egli la conosce, questa voce, molto prima di vedere la luce.

 È come tessuto sul suo ordito, sulle sue sfumature,

le sue inflessioni, i suoi umori." 

(Frédérick Leboyer)

domenica 24 febbraio 2013

Valerio Magrelli, Soltanto il tempo

Soltanto il tempo veramente scrive
usando come penna il nostro corpo.
Per le strade, nei cinema o in un letto
questa calligrafia va persa
ed è atroce l’incuria
degli dei e degli uomini.
Quello che arriva sulla carta è solo
il commento residuo d’un poema
perennemente disperso.
Chiosa frugale, calcolo d’un racconto,
questo è l’indice ultimo degli indici.

Ora serrata retinae, Fetrinelli, Milano

sabato 23 febbraio 2013

La città


La città — mi dico — dove l’ombra
quasi più deliziosa è della luce
come sfavilla tutta nuova al mattino…
«…asciuga il temporale di stanotte» — ride
la mia gioia tornata accanto a me
dopo un breve distacco.
«Asciuga al sole le sue contraddizioni»
— torvo, già sul punto di credere, ribatto.
Ma la forma l’immagine il sembiante
— d’angelo avrei detto in altri tempi —
risorto accanto a me nella vetrina:
«Caro — mi dileggia apertamente — caro,
con quella faccia di vacanza. E pensi
alla città socialista?».
Ha vinto. E già mi sciolgo: «Non
arriverò a vederla» le rispondo.
Appuntamento a ora insolita, vv. 1-16)
Vittorio Sereni, Poesie, a cura di Dante Isella, Milano, Mondadori, 1995, 

giovedì 7 febbraio 2013

Lasciate tranquilli...

......................

Lasciate tranquilli quelli che nascono
Lasciate spazio perché possano vivere
Non preparate già tutto pensato
Non leggete a tutti gli stessi libri
Lasciate che siano loro a scoprire l’alba
a dare un nome ai loro baci



.....................
Dejen tranquilos a los que nacen!
Dejen sitio para que vivan!
No les tengan todo pensado,
no les lean el mismo libro,
dejenlos descubrir la aurora
y ponerle nombre a sus besos.



                                             Pablo Neruda

martedì 22 gennaio 2013

I gattici


E vi rivedo, o gattici d'argento
brulli in questa giornata sementina:
e piga ancor la nebbia mattutina: 
sfuma dorata intorno ogni sarmento. 
Già vi schiudea le gemme questo vento
che queste foglie gialle ora mulina;
e io che al tempo allor gridai, Cammina,
ora gocciare il pianto in cuor mi sento. 
Ora le nevi inerti sopra i monti, 
e le squallide piogge, e le lunghe ire
del rovaio che a notte urta le porte,
e i brevi dì che paiono tramonti
infiniti, e il vanire e lo sfiorire,
e i crisantemi, il fiore della morte. 

(Giovanni Pascoli)

domenica 6 gennaio 2013

Anno nuovo

«Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga»

Albert Camus nel discorso per il Nobel, 1957